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Un gruppo dall’esperienza ultratrentennale; una band che ha fatto parlare di sé e del suo prog non solo nella sua patria, la Finlandia, ma anche all’estero; un presente in cui ci si vuole ancora imporre senza snaturare troppo le proprie caratteristiche e senza dimenticare un passato da incorniciare. I Wigwam di oggi sono un gruppo che ha ancora cose interessanti da dire, attraverso una musica di chiaro stampo anni ’70 e che anche se prova a farsi un po’ più diretta che in passato, non scade mai nelle banalità del pop più commerciale. Già, perché in “Some several moons”, ultima fatica discografica di questi musicisti finlandesi, si respira tanto un atmosfera vecchiotta, sia per le scelte timbriche che per melodie spesso à la Beatles, e si prova anche a puntare sul facile ascolto (vedi in particolare le canzoni “Chord squad”, “Sandpainting”, “Deep pop”, “Banging on the ceiling”), ma il tutto è proposto con gusto, con composizioni ben costruite ed eseguite con la classe che da sempre contraddistingue i Wigwam e che sfocia in una personalità ancora oggi avvertibile. A volte si punta su una robustezza non eccessiva (“Kabul grill”) e bisogna ammettere che qualche caduta di tono per momenti un po’ mielosi o comunque poco incisivi si trova qua e là (“Bow lane” e “Tokyo Joe”). C’è spazio, però, anche per un paio di tracce (“Cloudy dream” e “Squaw valley non-event”, quest’ultima esaltata da un magico e infuocato guitar-solo) che sfiorano i dieci minuti e che presentano, con fini arrangiamenti, un riuscito mix di prog, psichedelia e melodia che colpirà immediatamente, nonché per il finale curioso e particolare di ”Cacobe bar two-step”, nel quale confluiscono pop, jazz, folk e cabaret. Non proprio un disco da non lasciarsi sfuggire, ma chi da sempre segue i Wigwam sarà sicuramente soddisfatto dall’ascolto della loro nuova proposta.
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