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ZITA ENSEMBLE |
Volume 1 |
Lizard |
2006 |
ITA |
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Quando un album è difficilmente etichettabile e mescola influenze del passato ed una ricerca sonora moderna è improbabile che non raggiunga qualità elevate. E questo discorso può valere pienamente per gli Zita Ensemble, terzetto italiano di belle (anzi, bellissime!) speranze. Luca Vicenzi alle chitarre e ai campionamenti, Marco Fortuna al basso e al contrabasso e Pierpaolo Lofrano alla batteria e alle percussioni lanciano la loro sfida a quelle band della nostra penisola che da qualche anno si fanno notare per la loro miscela di progressive, indie e nuova psichedelia. Il pensiero va agli Psychonoesis, ai Fonderia, ai This Harmony. Sembra infatti aumentare il numero di artisti che provano ad inserirsi nel mondo del prog con una proposta di confine, non facilmente inquadrabile ad un filone preciso. Gli Zita Ensemble si presentano con un cd interamente strumentale, chiaramente influenzato da certo guitar-playing nervoso in stile crimsoniano, ma in cui non mancano i suoni diluiti tipici del post-rock, spazi d’atmosfera, spinte jazzistiche ed una buona attitudine improvvisativa. Spesso la chitarra parte in sordina, con arpeggi dolci, ma che ci mantengono sul “chi va là”: si capisce che è solo una calma apparente che deve poi sfociare in “urla” liberatorie, come “Larks’ tongues in aspic” insegnò tanti anni fa. Eppure dei King Crimson è mantenuto anche lo spirito di “Moonchild”, che emerge con lievi tocchi di batteria, con solos particolari, con un’evidente voglia di sperimentare, con una stravaganza di fondo che fa un piacevole effetto. Ma attenzione; non si tratta di tentativi di imitazione: come dicevamo gli Zita Ensemble mostrano una identità propria, forte, amalgamando più stili e mantenendo uniforme il risultato finale. Che, lo avrete capito, è di livello davvero altissimo.
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Peppe di Spirito
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