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POLYTOXICOMANE PHILHARMONIE Drosophila road Nasoni Records 2007 GER

Ritorna a farci visita la stravagante combriccola freak dei Polytoxicomane Philharmonie, sestetto tedesco giunto al loro secondo album pubblicato dalla Nasoni Records, "Drosophila Road", una sorta di concept album basato sulle mirabolanti avventure di Ned Busckii... una simpatica ed intraprendente mosca (!). A seguire la strada di una piccola mosca i nostri P.P. sono riusciti a trovare e sperimentare nuove idee e sonorità: chi si ricorda del loro primo disco "Psycho Erectus" avrà bene in mente l'incedere narcotico e dilatato dei brani, la loro malinconia trasognata... Bene, con questo disco le cose sono leggermente cambiate, a partire dalla sua durata: non più un doppio album di oltre settanta minuti ma un più modesto e ragionevole classico lavoro di quarantasei minuti, l'impressione generale è dunque quella di un lavoro più compatto ed immediato rispetto alla complessità psichedelica del disco precedente. La line up dei Polytoxicomane Philharmonie è rimasta pressoché immutata, come anche i fantasiosi nomi usati dai musicisti, Commander I.M. Crab, The Emir of Quaver, H.M. Fishli ecc... pseudonimi che ci fanno ovviamente pensare ai Gong, come anche la musica: il pezzo di apertura del cd, "Opinion", è un rock stravagante ed ondivago dalle sfumature cabarettistiche, con i fiati di Matelot Au Vin (sax tenore e clarinetto basso) che fanno da buffo contrappunto alle chitarre ed alla voce un pò stordita e goffa di Commander Crab. Con le dovute cautele direi che i P.P. si ispirano alla buona vecchia "Flying Teapot" attraverso uno stile surreale ed ironico, anche se "Drosophila Road" è sostanzialmente privo dell'energia anarchica di Daevid Allen. Di conseguenza i brani migliori dei cinque che compongono "Drosophila Road" sono proprio quelli in cui si apprezza meglio la verve pacata e sognante dei P.P. come accade in "Mini-Rock" e specialmente nella lunga "Sotto Voce", bell'esempio di psichedelia contemporanea e malinconica in cui vengono alternate con intelligenza delicatezze psichedeliche a sonorità più ruvide ed esplorazioni elettroniche. Il brano "Late Train to Casket County" rappresenta un'altra novità per i P.P., ovvero una danza aborigena-tribale per didgeridoo e canti sciamanici che si tramuta ben presto in un acid rock chitarristico dai toni lenti ed un pochino macabri; infine a chiudere il disco viene riservato il pezzo più hard ed energico, "The Mirrorman", a dire il vero non esattamente quello che si può definire un brano memorabile! Non nascondo come "Drosophila Road" mi abbia lasciato inizialmente perplesso, in particolare per il cantato di Commander Crab, anche se fortunatamente è bilanciato dalla graziosa voce di una Howling Mad Fishli èmula dei sussurri spaziali di Gilly Smith. Al di là di tutto i Polytoxicomane Philharmonie sono riusciti ancora una volta a comunicare sensazioni positive e piuttosto singolari, vale la pena dunque riservare almeno un ascolto a "Drosophila Road" per un successivo ed eventuale approfondimento della loro musica...

 

Giovanni Carta

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