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IDIOT SAINT CRAZY |
Fluo dead boy |
Le Cluricaun |
2006 |
FRA |
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Un'altra deliziosa e delirante pazzia musicale arriva dalla Francia con "Fluo Dead Boy" dell'Idiot Saint Crazy Valentin Carette, già noto ai lettori di Arlequins per essere responsabile autore e chitarrista delle sue avventurose scorribande jazz-rock psichedeliche nella formazione francese degli Yolk (nessuna relazione con gli storici Yolk svizzeri). Valentin Carette oltre ad essere chitarrista assai dotato sembra anche un ragazzo decisamente inquieto e dotato di un'immaginazione fervida quanto bizzarra: in parallelo agli Yolk ha in attivo diverse attività parallele fra i quali spicca quella di Idiot Saint Crazy, progetto chitarristico dai risvolti grotteschi e sperimentali in cui l'autore compie un sincero e convincente atto di devozione verso i Residents (e Snakefinger), Fred Frith e John Zorn. Nel totale marasma in cui si svolgono i dieci brani di "Fluo Dead Boy" si prende presto atto del talento di questo chitarrista, perfettamente a suo agio nel costruire una serie di situazioni musicali improbabili, eccentriche quanto eterogenee, con un'eccellente capacità nel saper sfruttare al meglio le potenzialità espressive della synth guitar e dell'effettistica. In un alternarsi di surrealismi musicali spinti e trasgressivi, accelerazioni aggressive, esplorazioni ambientali ed elettroniche, stralunati percorsi folk-cajun, Valentin Carette riesce a dare con certa intensità un'idea di caos futurista ed allucinazione psichedelica stordente mischiata ad una verve sarcastica e provocatoria abbastanza incisiva, con l'unica pecca di essere talvolta un pò troppo ligia ad alcuni modelli sonici imposti dai vari Mr. Bungle, Naked City e Fantomas. Il maggior punto di forza di questo cd sta comunque nella sua ricchezza di sfumature: negli oltre settanta minuti il passo che separa atmosfere semiserie dai toni quasi cartoonistici a delle plumbee sonorità ambientali da psicodramma esistenziale sembra assai breve, come è breve la distanza che separa esotismo di stampo indiano, sfuriate industrialcore ed oscure ambizioni avant-jazzistiche. Ovviamente "Fluo Dead Boy" non si può proprio definire un'opera buona per tutte le orecchie, anzi! L'ascolto di questo disco rappresenta un'esperienza decisamente estrema e non è priva dei suoi momenti un pò irritanti. A tratti sembra proprio di ascoltare una versione più alienata e claustrofobica degli Yolk, ci sarebbe da chiedere cosa sarebbe uscito fuori da questo cd se Carette avesse dato più spazio ad un maggior numero di collaboratori coinvolti, qui limitato praticamente alla partecipazione di Delphine Delegorgue (già cantante negli Yolk) in una manciata di brani. Per chi è dunque alla ricerca di emozioni forti e di qualcosa di inusuale ed anche (perchè no) originale, "Fluo Dead Boy" è un ascolto decisamente consigliato...
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Giovanni Carta
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