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PANIC ROOM |
Visionary position |
Firefly Music |
2008 |
UK |
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Nati dalle ceneri dei Karnataka, questi Panic Room si pongono decisamente sulla scia di quanto fatto in precedenza col gruppo summenzionato; c'è senz'altro poco da meravigliarsi, dato che ben quattro membri provengono da quell'esperienza: Paul Davies (chitarre), Jonathan Edwars (tastiere), Gavin John Griffiths (batteria) e Anne-Marie Helder (voce e flauto). Ad essi si aggiungono Paul Charlton, chitarra acustica, e Alun Vaughan al basso. Abbiamo quindi una musica elegante e delicata, con strizzate d'occhio al folk e con decise ambizioni pop ma senza mai cadere in tentazioni troppo easy. Chi già ha conosciuto i Karnataka sa più o meno a cosa può andare incontro: non siamo neanche lontani da altre band inglesi quali Magenta e Mostly Autumn, anche se la musica dei Panic Room raramente si lancia in momenti orchestrati o dalle ritmiche sostenute, preferendo costantemente di rimanere sotto le righe, col cantato di Anne-Marie che ci accompagna dolcemente e ci seduce, quasi cullato dall'andamento molle e complice della musica. In questo senso la traccia di apertura "Elektra city" è quasi un corpo avulso, configurandosi come un brano che può aspirare a qualche passaggio radiofonico, con un cantato filtrato, ritmiche accattivanti e una chitarra aggressiva; è questione di pochi minuti e questo stesso brano si stempera in un finale morbido e in sfumando. I Panic Room non disdegnano certamente il rock, brani anche un po' tirati, come "Reborn", ma in questi momenti non rinnegano di sicuro l'andamento generale della loro musica, mantenendosi comunque sempre su una linea di eleganza e delicatezza che, a dispetto del loro stare in bilico tra Prog, brit-pop e folk, ce li fa apprezzare di ascolto in ascolto. A soluzioni musicali infatti talvolta molto (troppo?) orecchiabili e ritmate, il gruppo contrappone alcuni brani dal minutaggio elevato e dalla struttura più complessa di una semplice canzone pop, alternando poi momenti più intimistici e suadenti in cui il cantato si fa più sussurrato e complice. La lancetta finale tende quindi decisamente ad un giudizio positivo per questo gruppo che, più che raccogliere l'eredità dei Karnataka, che si erano guadagnati già una reputazione abbastanza solida, ne costituisce proprio la diretta continuazione.
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Alberto Nucci
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