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7 OCEAN |
The mysterious race of strange entities |
Mals |
2008 |
BLR |
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I Sedmoy Okean, o se preferite Seventh Ocean (visto che la copertina è per metà redatta in inglese e per metà in russo), sono una band proveniente dalla Bielorussia. Si tratta di un trio non proprio alle prime armi, come si può evincere anche dall'aspetto non più giovanissimo dei musicisti, costituito da Alexandr Eletsky (voce, tastiere, chitarra), Sergey Starosotsky (basso) e Alexandr Sofiks (batteria). Infatti, a ben vedere, le origini della band risalgono al 1989 e questo album, che viene pubblicizzato dalla Mals come l'esordio del gruppo, in realtà è preceduto da ben 4 lavori, prodotti però con una line up di 4 elementi. Dopo la morte di uno dei membri fondatori, la band si sciolse nel 1994 per poi riformarsi 10 anni più tardi ed ecco che questo "The mysterious race…" ne segna il ritorno. Bisogna dire che la proposta musicale è abbastanza particolare e discretamente realizzata: nello specifico colpiscono i suoni delle tastiere che, in armonia con i contenuti delle liriche, hanno delle vistose e pompose timbriche spaziali generate dal Moog. L'album è in effetti un concept che narra della venuta sulla Terra di un paio di alieni allo scopo di studiare "la razza misteriosa delle strane entità"… le "strane entità", se non lo aveste capito, saremmo noi umani e non gli alieni! A parte il senso generale, non sono in grado di fornirvi altri particolari circa la trama perché le liriche sono in russo (non in bielorusso, ho scritto bene) e nel booklet non c'è il testo a fronte. Poco importa perché la musica è comunque interessante e non è necessario capire il significato dei testi per apprezzarla. L'altro elemento particolare di questo album è costituito dalla voce ruvida e grave di Alexandr Eletsky, che sembra cantare con un filo di fiato e che ha uno stile da "bardo" (nel senso russo del termine) che somiglia molto a quello di Andrey Makarevich dei ben più noti e storici Mashina Vremeni. In generale si può parlare di prog sinfonico con contaminazioni ed atmosfere space rock e deflessioni verso il versante new prog e direi che la miscela è decisamente interessante. Forse una performance vocale più teatrale e prestante sarebbe stata più appropriata, perché il cantato monocorde di Alexandr risulta alla lunga un po' noioso, ma tutto sommato è abbastanza caratteristico e non compromette poi più di tanto la riuscita dell'album che fa leva soprattutto su suoni analogici imponenti e sulla melodia. Album nel suo complesso dignitoso, che non fa gridare al miracolo ma che comunque si dimostra abbastanza particolare e meritevole di ascolto.
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Jessica Attene
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