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GOLDOOLINS |
We B GD's U B U |
Turly Crio |
2008 |
ISR |
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Vi avevo già parlato di questo divertente trio, erede dei più noti Lord Flimnap ed autore dell'interessante e particolare album "The World Is Somewhere Else" già recensito su queste pagine. Ecco che lo stravagante trio acustico e vocale torna con quello che viene presentato come il loro quarto album. In realtà questo CD è più propriamente una raccolta di quanto già pubblicato nei loro tre precedenti album in studio, completata da una manciata di inediti. Il primo blocco di canzoni, dalla prima alla settima, è estratto dal debutto del 2005. Si tratta di brevi brani acustici cantati a tre, dalla struttura molto semplice ma dotati di un gran feeling. Le influenze principali vanno ricercate fra i vecchi successi dei Beatles e l'atmosfera è quella delle canzoni cantate la sera, sulla spiaggia, attorno ad un fuoco allegro e scoppiettante. Niente di trascendentale fin qui, ma se consideriamo che il CD è ormai fuori stampa, questa può essere l'occasione per togliervi qualche curiosità, se apprezzate questa band. I pezzi più belli sono senza dubbio quelli provenienti dagli album successivi, in cui inizia ad emergere una maggiore elaborazione e un tocco decisamente più personale. E' questo il caso di "Sheva Shanim", tratta da "Songs of the Turly Crio", una deliziosa traccia acustica con strampalati inserti barocchi forniti da clavicembalo, piano e fiati in una specie di incrocio fra Beatles, Sheshet e Bach. Si tratta di una traccia nel complesso abbastanza semplice ma decisamente particolare in cui arrangiamenti inquietanti e parti vocali ammalianti creano uno strano ma riuscito effetto globale. La sublimazione di questo stile, che unisce folk grottesco a musica barocca ed atmosfere alla Beatles, avviene nel già citato "The World Is Somewhere Else" del quale vi invito a leggere la relativa recensione e dal quale sono state estrapolate 4 canzoni. In totale gli inediti sono ben sette e sono abbastanza vari fra loro, passando dalla buffa "Hackdasha", alla psichedelica "Susei ha-parasha" con musica realizzata dal noto Shlomo Gronich, alla delicatissima traccia di chiusura del compositore Amit Poznansky, interpretata dalla splendida e carezzevole voce di Tadlik. Un album eterogeneo per la sua stessa natura che somiglia un po' ad un vecchio ripostiglio, di quelli che non apri da tempo e che quando decidi di farlo, un malaugurato giorno, ti cascano in testa gli oggetti più disparati, dalla roba semplicemente inutile ai più bei ricordi della tua infanzia… un canzoniere piacevole che unisce la tradizione musicale israeliana, al beat inglese, alla musica barocca, alla psichedelia… in un insieme inverosimile ma a suo modo coerente, curioso e piacevole.
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Jessica Attene
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