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MAHOGANY FROG DO5 Moonjune 2008 CAN

I canadesi Mahogany Frog, con questo lavoro, arrivano al quinto in carriera. Il loro escursus, pur avendo avuto sempre importanti contatti con il progressive, ha ruotato attorno a temi svariati tra il rock, il grunge, il jazz, la psichedelia, lo space rock, ecc. Questo nuovo lavoro mantiene in bella evidenza il rapporto di estrema versatilità stilistica della band e si pone con il precedente “On Blue” come il migliore finora prodotto. Inoltre il passaggio ad una etichetta più forte come la Moonjune Records, sicuramente ha avuto un suo peso musicale. “Do 5” ci fa ascoltare nove brani per complessivi 47 minuti di musica estremamente varia. Ci sono attacchi hard chitarristici, post rock psichedelico carico e a tratti aggressivo, c’è del notevole jazz canterburyano, poliritmie cervellotiche, che sorreggono tastiere analogiche, vaporose, gracchianti, sinfoniche, minimaliste, oniriche e decisamente tecnicistiche, per vagonate di Fender Rhodes, String Ensemble, Korg e persino una casalinga Farfisa. Ci sono chitarre prevalentemente jazz con importanti richiami a sonorità del Kent e a Phil Miller e persino un po’ zappiane. Un gruppo, per tutti, balzatomi alla mente durante i ripetuti ascolti, è quello degli svizzeri Yolk, per lo stesso impatto pazzoide e versatile. Quello che in effetti risulta carente, in un disco, comunque valido e molto piacevole da ascoltare, è il lampo di genio, la scintilla che fa la distinzione, l’innovazione, mentre questo sembra, in genere, voler semplicemente riproporre temi collaudati e di sicuro impatto progressive. Tra i brani impossibile non citare i mille cambi di atmosfera, di ritmo e di sapore di “T-Tigers & Toasters” gli equilibrismi vagamente Gentle Giant di “You’re Meshugah”, il Canterbury schietto, pacato e amabile di “Lady X oc & Shield Jaguar”, ma in effetti ogni brano ha valenze ampiamente positive, dinamico e spiritoso anche il risultato di “Last Stand At Fisher Farm”, una sorta di soundtrack da spaghetti western. Credo che nella sua aria ripropositiva questo disco si possa apprezzare, risultando un divertente e a tratti appassionante, crogiolo di idee, non nuovissime, d’accordo, ma di buon sano prog, complesso e intrigante.

 

Roberto Vanali

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