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YLECLIPSE |
Trails of ambergris |
Mellow Records |
2008 |
ITA |
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Continua l’ascesa dei sardi Yleclipse che, dopo “Opus”, riescono a superarsi e a mostrare come il loro processo di maturità continui a far passi da gigante. Il nuovo lavoro “Trails of ambergris” è un album di grande qualità, nel quale, anche se è ancora avvertibile l’evidente devozione verso grandi quali Genesis e Marillion, il gruppo riesce a proporsi con una personalità invidiabile. Fin dalle prime note ci si rende conto che i musicisti sono in gran forma ed hanno ottime idee da mettere in mostra. “Charlotte’s dream” è infatti un breve tassello semiacustico, con delicatissime trame chitarristiche che potrebbero provenire da un qualsiasi album di Steve Hackett. Con “Wind-tanned horses” si entra nel vivo del lavoro e gli Yleclipse presentano un rock sinfonico maturo, efficace, trascinante al punto giusto. In questa e nelle altre composizioni la band si mostra capace di passare da momenti enfatici e solenni, ad altri più melodici ed accattivanti, con alcuni passaggi ed intrecci strumentali decisamente attraenti. Alessio Guerriero regala emozioni continue con le sue chitarre, dimostrandosi capace sia di disegnare morbide trame acustiche, sia di lanciarsi in epici solos sinfonici ed elettrici. E sorprende l’inizio della title-track, con una chitarra impetuosa e quasi hendrixiana, pronta via via ad indirizzarsi verso un romanticismo di qualità, supportato dall’ottimo accompagnamento di tastiere e da momenti eleganti e quasi medievaleggianti. Il keyboards-man Andrea Picciau si mostra partner ideale di Guerriero, non esibizionista, con una prova senza fronzoli che permette di accrescere al meglio le caratteristiche maestose e classicheggianti della musica. L’unico difetto di “Trails of ambergris” resta una prova vocale ancora non convincente (anche per una pronuncia inglese non ottimale), che ci fa pensare quanto grandi potrebbero essere gli Yleclipse con un cantante di ruolo. Ma questo disco è davvero godibilissimo e dimostra come la band si sia praticamente svincolata dal modello di “classico new-prog”, riuscendo ad essere pienamente convincente.
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Peppe Di Spirito
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