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DELIRIUM |
Il nome del vento |
Black Widow |
2008 |
ITA |
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Delirium? Ah sì….Fossati… Jesahel… bella… la canzone…
Quando un luogo comune riesce a fagocitare l’importanza storica di un gruppo che è stato, ed è, come vedremo, molto altro e, fors’anche, meglio.
3 album all’attivo negli anni ’70: ”Dolce acqua” (l’unico con Fossati… ma, ricordiamolo, senza "Jesahel", uscito solo come 45 giri), ”Lo scemo e il villaggio” e “Delirium III (Viaggio negli arcipelaghi del tempo)", quest’ultimo soprattutto più intrigante musicalmente ma commercialmente meno di successo.
Poi una pausa di riflessione di oltre 30 anni (!!) in tutt’altre faccende affaccendati (anche non musicali).
Dopo la reunion, la pubblicazione, nel 2007, di un live (etichetta sempre BW) con estratti dai primi due album e qualche altra chicca. Ora, finalmente, questo nuovo album “Il nome del vento”.
La line-up è la medesima del live: Vigo, Di Santo, Grice e i “nuovi” Solinas e Chighini, con in aggiunta qualche ospite a dare lustro ulteriore ai brani.
Parliamo di Sophya Baccini (Presence), di un’intrigante e quanto mai preziosa presenza di un quartetto d’archi che ben si sposa con la musicalità della band e, last but not least, Mimmo di Martino (sì proprio lui…) voce nella title-track.
Richiamato per l’occasione anche Mauro La Luce, lo storico paroliere del dopo-Fossati.
Particolare attenzione posta anche al booklet, ricco di fotografie e completo delle liriche.
Per promuovere l’album anche qualche apparizione televisiva, magari solo per riproporre l’ennesima versione del successo sanremese, ma comunque utile per fare conoscere il ritorno nel giro giusto.
Insomma, gli ingredienti ci sono tutti…. lasciamo ora “parlare” la musica.
Un album a tema “Il nome del vento”: il protagonista, novello naufrago, è costretto ad affrontare problemi mai vissuti sino ad allora sia di ordine pratico che psicologico e solo alla fine di questo “viaggio” capirà quali siano i veri e fondamentali valori per un essere umano.
Se “Intro” (Dio del silenzio) profuma e fa balenare l’idea di una operazione “nostalgia” (il testo riprende un pezzo di "Delirium III"), lo splendido brano che da il titolo all’album ci riconsegna un gruppo ben inserito nel nuovo millennio senza per questo voler rinnegare od annacquare quanto fatto nel glorioso passato. “Il nome del vento” è un meraviglioso bozzetto con gli archi a modellare le sinuosità della voce di Sophya Baccini (nei cori) e quella di Mimmo Di Martino con un refrain corale di sicura presa e gusto.
Martin Grice ed il suo sax introducono “Verso il naufragio”, poi il pianoforte di Vigo si insinua fino a sfociare nell’omaggio ai Van Der Graaf Generator con "Theme one".
Sarebbe bello e stuzzicante coinvolgere magari in una collaborazione on-stage David Jackson (in fondo è stata possibile la collaborazione anche fra Mel Collins e Ian Mc Donald…) e vederlo duettare con Martin…. sarebbe bello…
E ancora “Luci lontane”, con un’anima quasi “nera” e la voce di Solinas che richiama a tratti quella di Fossati.
Andamento “shuffle” e la grande voce di Galifi per “Profeta senza profezie” preludono a “Ogni storia” con il ritorno di Sophya (forse viene poco sfruttata la sua emozionante voce) ed un finale heavy un poco inaspettato. Quasi straniante e dissonante l’incipit dello strumentale “Note di tempesta”, prima dell’approdo a quei lidi più sicuri jazz-fusion che ben si adattano allo spirito del gruppo.
Come sono lontani i Delirium più commerciali ascoltando i 10 minuti di “Dopo il vento”!!
Un “quasi” strumentale (veramente breve la parte cantata) dove emergono le due anime della band: il jazz-rock di Vigo e soprattutto Grice e quello più rock di Solinas.
“Cuore sacro” chiude l’album in pieno “Delirium-style” con flauto, tastiere e chitarra a rincorrersi e la voce come mero complemento pressoché accessorio.
C’è ancora spazio per la bonus-track “L’aurora boreale” (Mr.Grice suppongo...?) e per una traccia video (“L’ acquario delle stelle”).
Non troppo tempo fa (era il 2007) avevamo accolto con un grosso plauso lo splendido “The seventh seasons” di De Scalzi/Di Palo (o New Trolls se preferite…), eccoci ora “costretti” a ripeterci: applausi prego….
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Valentino Butti
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