|
ODESSA |
The final day |
Lizard/Andromeda Relix |
2009 |
ITA |
|
Ho sempre considerato "Stazione Getsemani" degli Odessa come uno dei lavori più sottovalutati del rock progressive italiano e non solo. Difficilmente, infatti, si è trovata in Italia una formazione dalle caratteristiche così peculiari e con musicisti di livello assoluto (il cantante Lorenzo Giovagnoli su tutti) come quella romagnola. Per questo motivo ero davvero curioso di ascoltare cosa il gruppo ci avrebbe proposto dopo 10 anni dal loro lavoro d’esordio.
Devo esser sincero, mi aspettavo molto di più da questo “The final day” che chi non conosce le potenzialità straripanti del gruppo troverà comunque più che soddisfacente.
Troppa carne a fuoco, troppi generi trattati, troppi particolari poco curati (a cominciare dal cantato che stranamente in molti brani convince poco, soprattutto nelle parti “normali” rispetto agli standard abituali ai quali Lorenzo Giovagnoli ci ha abituato).
Logicamente se un gruppo ha delle potenzialità come gli Odessa riesce sempre a lasciare una zampata (più di una, ad essere onesti) anche su dischi che non convincono a pieno. Brani come “Final day” oggi in Italia (e non solo) sono appannaggio di pochi con un cantato sulle note più alte così esaltante da non far rimpiangere lo Ian Gillan dei bei tempi andati. “Compra “ e la strumentale “Senza Fiato” risultano molto convincenti, brani che stanno a dimostrare che la formula hard prog è quella che si addice di più a questo gruppo. Da citare anche la cover di Cometa Rossa degli Area già presente nel repertorio live degli Odessa. Purtroppo il resto del lavoro non è sullo stesso piano, non tanto per il livello delle composizioni che (a parte qualche caduta di stile e di tono, tipo Leila… in sostanza il riff di Madame di Renato Zero su base più funky) non è basso ed è comunque quasi sempre godibile, quanto per la mancanza di organicità che permea tutto il lavoro. In dieci brani, il gruppo tocca svariati stili (arrivando anche ad atmosfere reggae in “Viene la sera”) cosa che penalizza tutto il lavoro visto che più che connotare lo spirito eclettico del gruppo sembra evidenziare momenti in cui il gruppo non sa che strada musicale seguire. E da un gruppo con una personalità così forte è una cosa che non possiamo aspettarci.
Ci troviamo quindi di fronte davanti ad un album di transizione di un gruppo dalle potenzialità incredibili che è ad un bivio: seguire una strada più pop e diventare una sorta di “Le vibrazioni” con più classe e qualità (e non ci sarebbe niente di male a seguire questa strada) o seguire una via più vicina all’hard rock progressiva mischiata alla tradizione italiana (per fare un esempio concreto simile a quella dei brasiliani Cartoon o ai Black Bonzo ma più orientata sull’aspetto chitarristico) cosa che nel primo lavoro hanno già dimostrato di saper fare benissimo.
Qualsiasi strada seguiranno gli Odessa hanno le carte in regola per dire la loro nel panorama musicale. Vediamo cosa ci riserverà il futuro cercando di ripartire dalle cose veramente buone che questo "The Final Day" ci ha riservato.
|
Antonio Piacentini
Collegamenti
ad altre recensioni |
|