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Non conoscevo i Mangrove e la provenienza olandese del gruppo, chissà perché, non mi faceva presagire niente di interessante, se non di importante. Contento di essermi sbagliato. “Beyond reality”, il quinto della band (compresi un Ep ed un live), è proprio un album ben fatto e di piacevole ascolto. Niente di “imprescindibile” (e mi rivolgo ai “duri e puri”), ma un lavoro frizzante, con dei bei suoni, anche ricercati, che mi hanno soddisfatto sin dal primo di numerosi ascolti. I riferimenti della band sono piuttosto evidenti (il prog romantico anni ’70, i Floyd, gli ultimi Uriah Heep), ma pare evidente lo sforzo dei 4 di Apeldoorn di “marchiare” con la loro personalità i 6 brani del lavoro in oggetto. E questo “marchio” è ben impresso soprattutto nelle tre suite presenti. Si incomincia con i 14 minuti di “Daydreamer’s nightmare” in cui la band fonde (bene) Genesis, Yes, IQ, Pendragon…., belle tastiere e ariosi passaggi strumentali. Si continua poi con la “piéce de resistance” “Time will tell”: la prima metà del brano si muove su canovacci frizzanti keyboards-oriented, segue qualche minuto di calma pausata che ricorda piuttosto da vicino la “floidiana” “Echoes”, mentre il finale ci riconduce a massicce dosi di new prog melodico. “Voyager” l’altro brano oltre i 10 minuti, chiude l’album. L’approccio appare sin da subito più heavy, la voce più aggressiva, la batteria secca. I riff più decisi, lo Hammond (o il suo derivato moderno) in evidenza…. Ma le rotte già frequentate danno maggiore tranquillità e la band ritorna, per il finale almeno, verso l’approdo sicuro che offre una chitarra liquida e delle tastiere più di raccordo che soliste. Cos’altro ci offre il cd? Una ballad di circostanza ("Love and beyond"), uno splendido strumentale à la Hackett ("Reality fades") e la title track intrisa di suggestioni care agli Uriah Heep di "Sonic Origami". Nel complesso un album molto gradevole, coinvolgente, emozionante (perché no?) e che consiglio caldamente a tutti. Non solo new prog…
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