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MANGROVE More or less… an acoustic evening (DVD) Mangrovian music 2011 NL

Tra i gruppi che si sono maggiormente distinti negli ultimi anni in una proposta a cavallo tra new-prog e reminiscenze romantico-genesisiane figurano senza dubbio gli olandesi Magrove. In meno di un decennio questa band è riuscita ad arrivare con una certa costanza a diverse pubblicazioni discografiche e ad intensificare l’attività concertistica. Così, solo pochi mesi dopo l’uscita del DVD “Live beyond reality”, ecco arrivare anche un nuovo documento video, “More or less… an acoustic evening”. Come il titolo lascia presagire, si tratta della testimonianza di una esibizione acustica, più precisamente quella tenuta il 21 maggio 2010 ad Apeldoorn: Roland Van der Horst alla chitarra e Pieter Drost al basso “staccano la spina”, mentre Chris Jonker con le sue tastiere propone principalmente timbri pianistici, senza disdegnare incursioni verso suoni che ricordano l’organo Hammond. A completare la formazione presente sul palco, c’è poi l’ospite Aldert Glas alla batteria e alle percussioni, dando con queste ultime un tocco molto particolare. E’ intuibile, quindi, che quei tratti più pomposi delle versioni originali dei brani in scaletta, vengano per questa occasione un po’ meno e si guadagna, invece, in raffinatezza. La delicatezza della chitarra, i ritmi più compassati del solito, le atmosfere create dai tasti d’avorio rendono il sound rilassato e allo stesso tempo caldo e coinvolgente. Così anche i brani più complessi acquisiscono una sorta di nuova vita, ma alla fin fine non conta molto fare paragoni tra le diverse versioni, perché la piacevolezza della prestazione dei Mangrove c’è tutta ed è questa la cosa importante. Tra le varie cose, segnaliamo la presenza in scaletta di una gradevole cover di “Here comes the flood” di Peter Gabriel. Da notare anche come la band si è presentata per questo spettacolo: le luci sono spesso soffuse oppure fisse sui musicisti (solo nei momenti più vivaci giocano e si muovono) rendendo ancora più intimista l’ambientazione e il palco è scarno con una scenografia limitata a quattro manichini senza testa e nudi alle spalle del gruppo (come spiega Jonker nelle note “simbolizzano cosa abbiamo fatto con la nostra musica: l’abbiamo svestita dei nostri aspetti progressive rock”). Lontani quindi da soluzioni enfatiche e solenni, cercando di essere diretti, puntando sull’aspetto più melodico ed essenziale della loro musica, ma senza per questo rinunciare a passaggi classicheggianti, a pagare piccoli tributi a classici quali Genesis, Pink Floyd e Marillion (come già avvenuto nei precedenti lavori), a dilungarsi di tanto in tanto dal punto di vista strumentale, i Mangrove offrono davvero una bella prova e possiamo considerare l’esperimento pienamente riuscito.


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Peppe Di Spirito

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