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PHIDEAUX Number seven Bloodfish Music 2009 USA

Phideaux è il prototipo dell'artista prog moderno: si auto-produce, pensa alla promozione, cura i contatti con la stampa, utilizza i canali web per la vendita e per raggiungere i fan e oltre a tutto questo riesce a mantenere elevati standard qualitativi musicali, assieme ad una invidiabile prolificità. Non ho neanche finito di scrivere la recensione di questo nuovo settimo album in studio che già è prevista a breve l'uscita della sua appendice "7 ½". Insomma, si può affermare che Xavier meriterebbe un premio sia come musicista che come manager e che sicuramente rappresenta ormai un punto di riferimento nell'attuale panorama prog. Questo disco pone Phideaux di fronte ad una sfida: riuscire a bissare il successo e la bellezza del precedente "Doomsday Afternoon". Viene confermata la medesima line-up del predecessore, fatta eccezione per la partecipazione dell'orchestra sinfonica alla quale l'artista ha rinunciato. Ci viene proposto tantissimo materiale musicale, ricco di numerosi temi melodici e begli arrangiamenti, che entrano nella struttura di un nuovo e complesso concept. I temi affrontati sono ancora una volta profondi e vengono svolti in chiave metaforica, utilizzando simbolismi fantastici. Questa volta il nostro protagonista è un ghiro che rappresenta in qualche modo il cittadino dormiente che vive nella sua comoda routine, alimentandosi di propaganda e comode credenze. Il nostro ghiro attraverserà comunque una lunga fase di crescita interiore e di risveglio di coscienza che ci accompagnerà durante l'ascolto dell'intero album e che giungerà a compimento probabilmente con il prossimo imminente capitolo.
Musicalmente c'è una profonda parentela con "Doomsday Afternoon" che si concretizza soprattutto grazie alla particolare cura riposta nei risvolti sinfonici della propria musica, anche se si sente un po' la mancanza della dimensione orchestrale. Intendiamoci: non ho nulla da rimproverare a Phideaux e questo è sicuramente un ottimo album, ma il precedente lavoro era particolarmente affascinante e secondo me rimane insuperato. Per gli amanti del prog sinfonico ci sarà sicuramente tantissimo da ascoltare, su cui discutere, da metabolizzare ascolto dopo ascolto. Si tratta di un disco complesso ed articolato che merita sicuramente più di un passaggio nel lettore e con il quale solo progressivamente si entra in graduale confidenza. Lo stile dell'artista è sempre ben riconoscibile e convoglia in un insieme personale tantissimi riferimenti musicali che partono da grandi classici come Genesis e Pink Floyd. Vi sono begli intrecci di piano, il cantato di Phideaux molto particolare che rappresenta esso stesso una particolarità nell'ambito del nostro genere musicale e tantissime idee che vengono sviluppate in perfetta armonia col concept narrato. Da segnalare una traccia cantata in italiano, "Storia senti", che l'artista ha voluto inserire per rendere omaggio alla grande tradizione del prog nostrano. Purtroppo il pezzo soffre a causa di una traduzione a dir poco maccheronica… ma di questo ce ne accorgiamo ovviamente solo in Italia! Apprezzo il tentativo malriuscito e comunque, per fortuna, l'episodio è un brevissimo momento che quasi scompare all'interno dei 63 minuti di musica totali. Senza perdere ulteriore tempo mi sento di affermare che questa è probabilmente l'uscita sinfonica di punta per questo 2009: ascoltatela e recuperate, se non lo avete ancora fatto, anche il precedente lavoro.


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Jessica Attene

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