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JOHNNY UNICORN Sadness and companionship Unicornopoulos Artistical Services 2013 USA

Tipo davvero simpatico e singolare questo Johnny Unicorn, nel giro di sette anni ha costruito a suo modo una sorta di mini enciclopedia della musica popolare moderna, incorporando i più svariati stili musicali, alla maniera di R. Stevie Moore (e principalmente Todd Rundgren), attraverso una serie di concept album piuttosto buffi e dalle tematiche ad ampio respiro. I più attenti avranno già riconosciuto in Johnny Unicorn il tastierista della band di Phideaux Xavier, in collaborazione con lui sin dal celebrato album “Doomsday Afternoon”... Johnny Unicorn condivide la stesse tendenza a fagocitare ogni tipo di musica possibile, anche quelle teoricamente (giustamente, direi) tabù per l’ascoltatore serio di prog rock, come la recente attenzione verso le sonorità più smaccatamente commerciali e danzerecce degli anni ottanta, una tendenza che già era stata accennata nel precedente ambizioso doppio album “Thinking Hard To Overcome Nervousness”: “Sadness And Companionship” rispetto al suo predecessore è un disco più ludico e spensierato, decisamente meno sperimentale, suddiviso in due suite di quattordici minuti concepite goliardicamente per l’accompagnamento dei nostri quotidiani esercizi di aerobica (e anche per qualsiasi altro tipo di attività)... Johnny Unicorn è evidentemente un cultore consapevole del kitsch più spinto e in questa sua ultima performance ha deciso dunque di riesumare le più tremende sonorità synth pop degli anni ottanta e rimescolarle più o di caoticamente con le atmosfere più gioconde ed abusate del neo prog di stampo genesisiano con tanto di retaggi Yes allegati, pomposità americaneggianti assortite e pure qualche marcetta psicotica in stile Cardiacs. In questo bizzarro frullatore musicale Johnny l’Unicorno ha in effetti buttato dentro di tutto e per non farci mancare nulla sono presenti due divertenti remix piuttosto assurdi in cui possiamo apprezzare del dub e pure qualche sberleffo funk tardo eighties, di quello peggiore, insomma... Quest’anarchia ed autarchia sonora (l’Unicorno infatti compone, scrive, suona e produce tutto da solo) è comunque studiata nei minimi dettagli, non viene lasciato nulla al caso e tutto fluisce e scorre piuttosto bene nonostante l’effettiva assurdità della proposta. In realtà l’unica cosa che mi ha dato veramente fastidio in questo disco sono le vocals di Johnny, accompagnate dalla simpatica vocina di Naomi Adele Smith, volutamente sciocchine ma talvolta davvero troppo per essere sostenibili senza un minimo d’irritazione, mi riferisco in particolare al cantato del secondo, lungo, brano “Companionship”, tra l’altro il pezzo formalmente più vicino al progressive rock tradizionale, valorizzato in particolare da un buffo ed intrigante assolo di organetto psichedelico ed apprezzabili ammiccamenti ai Cardiacs. La suite iniziale “Sadness” è probabilmente quella più divertente ed originale, dove più si evidenziano le influenze new wave degli eighties, un divertente ed irriverente incubo synth pomp prog a base di Buggles, Yazoo, Styx, Devo, Yes, Genesis ed Erasure, giusto per dare una vaga idea... insomma prog rock da discoteca... Questo è proprio un caso dove il famigerato termine “crossover prog” può avere senso!


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Giovanni Carta

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