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SILHOUETTE |
Moods |
Progress Records |
2009 |
NL |
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Avendo ben presente cosa fosse il loro album di debutto del 2006, "A Maze", difficilmente ci saremmo avventurati nell'ascolto di questo nuovo parto del gruppo olandese, se non fosse stato per una serie di giudizi colti in rete che promettevano fuoco, fiamme e tanto prog sinfonico di ottima fattura. Più che il fuoco e le fiamme possiamo trovare qui tanto, tanto fumo, quello alzato da recensioni che sembrano più che altro campagne pubblicitarie, che nasconde un album scadente e di poca sostanza. Forse sarà il fascino della carta patinata del booklet o la bella copertina oppure i recensori dell'ultima ora sono proprio così ingenui da cadere ai piedi di questa musica? Davvero non lo so, ma questo album mi ha lasciato così, con un palmo di naso. Bene, diciamo per giustizia nei confronti della band che i miglioramenti ci sono stati. Lo si percepisce dalla stesura più attenta delle canzoni, dagli arrangiamenti più curati, da un cantato leggermente più convincente (o meno disastroso) ma siamo comunque lontani, non dico dall'optimum, ma anche dalla piena sufficienza. Eppure la band si è impegnata, tirando fuori perfino un concept: una storia autobiografica che parla di un amore a prima vista sbocciato durante un concerto dei Pendragon. C'è poi da segnalare il mixaggio di Gerben Klazinga dei Knight Area e la partecipazione di Aldo Adema degli Egdon Heath alla chitarra in un paio di tracce. Come potete immaginare dalle premesse, ma anche dalla provenienza geografica della band, questa musica è votata al New Prog, con ampi riferimenti ai già citati Pendragon, colti nel loro repertorio più scialbo, ma anche agli IQ meno sostanziosi. Le arie melodiche vengono sviluppate senza fretta, una dietro l'altra, come i vagoni di un trenino di campagna (che si sente persino nella title track) che seguono il filo delle rotaie di una batteria che per il 90% del tempo è in 4/4. C'è qualcosa di grazioso in questo album? Certo, andandolo a cercare per bene, e mi riferisco ad alcune delle diffusissime parti di tastiere, nel mucchio qualcosa di decente spunta fuori prima o poi… Per il resto bisogna dire che di prog anni Settanta ce n'è poco… non perché questo debba per forza entrare in un disco Prog ma mi sento in dovere di precisarlo per sfatare alcune recensioni che si vedono in giro e che vorrebbero questo CD fortemente debitore nei confronti dei Genesis. Bene, più che ai Genesis la band si rifà ai gruppi che negli anni Ottanta si sono fortemente ispirati alla storica band inglese e le sonorità qui adoperate sono tutt'altro che vintage. Credo che le argomentazioni fino a qui esposte siano sufficienti sia a dissuadervi dall'acquisto sia a dare soddisfazione alla mia voglia di sfogarmi. Statene alla larga.
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Jessica Attene
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