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Giunta al terzo album, la band norvegese capitanata da Pål Søvik decide di fare sul serio. Chi ha ascoltato le sue due precedenti opere, sia l'ormai introvabile "Fool tapes" che "How to make it", che segnava il passaggio alla scuderia Cyclops, riconoscerà ancora il marchio di fabbrica FRUITCAKE, tra cui ritroviamo una ritmica che oserei definire saltellante (chi sa, sa di cosa parlo), ma apprezzerà sicuramente un'ispirazione diversa nella costruzione delle canzoni. Non più, o quasi, pop songs di matrice sinfonica come in passato: ora le composizioni si sono espanse, sia nella durata che nell'ampiezza del respiro, ma non in modo artificioso. La ricerca da parte del gruppo della maturità e del completamento delle proprie potenzialità, porta la musica di quest'album, o almeno parte di essa, a variegare i suoi temi, aprendo al rock sinfonico più propriamente detto e dando vita a un ibrido che accresce sicuramente le quotazioni della band. Ne sono un esempio i 10 minuti di "Touch the sky", oltre metà dei quali appartenenti idealmente ai vecchi FRUITCAKE, quelli, come detto, saltellanti e più leggeri, mentre per il resto ci possiamo godere un finale strumentale da godersi in silenzio. Sembra talvolta che il gruppo abbia acquisito delle influenze precise che ci riportano a Pink Floyd (per la chitarra) e Genesis (per le aperture di Mellotron), ma non cerchiamo il pelo nel pagliaio... anche perché, come detto, esse si inseriscono nelle sonorità tipiche che abbiamo già conosciuto in precedenza. Per finire, se è vero che, di solito, testa e coda vengono scartati, tenendo solo il cuore, nel caso di quest'album è vero il contrario: sicuramente gli episodi maggiormente da ricordare sono l'iniziale "Time to go" ed i due brani finali "The famous hill" e la splendida "A whisper". Un CD che non può non piacere, secondo me, pur non collocandosi su vette altissime.
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