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ALGEBRA JL AMS Records 2009 ITA

Risale al 1994 il debutto discografico degli Algebra, con il cd “Storia di un iceberg”. A distanza di quindici anni e dopo una serie di partecipazioni a dischi tributo, la band ritorna in carreggiata con un nuovo album, un concept basato su un’opera letteraria che da più di una generazione affascina grandi e piccini e cioè “Il gabbiano Jonathan Livingston” di Richard Bach, meravigliosa fiaba ricca di contenuti e di metafore. Ricordiamo che gli Algebra sono beneventani e vedono tra la loro fila un nome che non esiterei a definire “illustre” del giornalismo musicale italiano: Mario Giammetti, che, oltre ad essere una firma importante di varie testate, è anche uno dei più grandi esperti in materia Genesis, ideatore e direttore della fanzine Dusk, a loro dedicata, e autore di vari libri sulla band e sui suoi componenti. Ma andando a dare un’occhiata al booklet, notiamo altri nomi che saranno ben noti agli appassionati prog tra il cast di musicisti che ha partecipato a “JL”, a partire nientemeno che da Steve Hackett, suo fratello John, Aldo Tagliapietra e Lino Vairetti… Insomma, sono passati cinque lustri dal debutto, ma per il bis il gruppo ha voluto fare le cose per bene e lo si capisce fin dal primo brano “Il molo deserto”, breve strumentale di introduzione, in cui è proprio la chitarra di Hackett a deliziare con un tema epico. A seguire, ecco “Jonathan”, che ci fa entrare nel vivo del lavoro, con un rock sinfonico mediterraneo, che, anche ed ovviamente per la voce di Tagliapietra, fa venire in mente le Orme. I brani (venti in tutto) hanno una durata abbastanza contenuta, ma sono strutturati in maniera perfetta e non risultano mai dispersivi: si susseguono spesso senza soluzione di continuità e mettono in mostra una felice ispirazione, con tanto romanticismo, atmosfere sempre pacate, fraseggi delicati, intriganti e frequenti dialoghi strumentali. Il progressive degli Algebra ha un gusto antico, tipicamente italiano, ma non è banale, non è prevedibile, non si rifà a schemi precisi. Di tanto in tanto arrivano con naturalezza situazioni un po’ diverse, che comunque non fanno perdere omogeneità al lavoro, vedi il cantato lirico di Gianfranco Casiero in “Al naufragio del mio sogno”, qualche lieve spinta più melodica e orecchiabile, passaggi vagamente floydiani, a tratti anche alcuni quieti passaggi dal sapore jazzistico. Una musica sognante per accompagnare una storia sognante, verrebbe da dire, con, in più, un piacevolissimo calore mediterraneo. Vincente anche la scelta di puntare su un’ampia gamma di strumenti (chitarre acustiche ed elettriche, basso, tastiere, batteria, percussioni, ma anche sax, flauto, violini, contrabbasso…), per dare ulteriore colore all’insieme sonoro di “JL”. La registrazione non convince del tutto, certe dinamiche di suoni e certi timbri non mi sembrano perfetti, ma è solo un lieve difetto che non inficia minimamente il lavoro globale. Molto bello il booklet, ricco di informazioni e di immagini, tra le quali spiccano gli scatti di un inedito Anthony Phillips dietro la macchina fotografica per ritrarre incantevoli paesaggi marini. Dopo tutto questo tempo e con un nuovo album che splende di una luce brillante, ritroviamo gli Algebra più maturi, cresciuti in personalità e lanciati in uno splendido volo musicale, ormai fieri e sicuri di sé, proprio come il gabbiano Jonathan.



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Peppe Di Spirito

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