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AREKNAMES In case of loss... Black Widow 2010 ITA

Dopo due album molto apprezzati da critica e pubblico giungono alla terza prova gli Areknames di Michele Epifani, che, col suo armamentario di tastiere (tra cui gli immancabili organo Hammond e Mellotron) e l’apporto di alcuni validi collaboratori, ha imbastito un progetto che continua a buttarsi a capofitto negli anni ’70. Anche “In case of loss…”, infatti, è contraddistinto da un’immersione totale in quel periodo, rievocando in tutto e per tutto, dalla struttura dei brani ai timbri, dalle melodie all’atmosfera che si respira, un prog-sound d’annata avvincente e intrigante. Mai negata la forte influenza derivante dai Van der Graaf Generator, fin dalle prime battute dell’opener “Beached” entriamo in questo mondo musicale dai toni un po’ oscuri, che trasmette una tensione non indifferente. E se “Alone”, oltre allo stile vandergraafiano (accentuato da un sax lunatico), palesa affinità con gli Anekdoten più recenti, le successive tracce mantengono una certa omogeneità che, anche grazie ai molteplici riferimenti ad uno splendido passato di dark-prog (dai Quatermass ai Gracious, dagli Still Life agli Indian Summer, passando per Raw Material e Black Widow), mostra una band che mantiene in pieno la qualità già mostrata nei suoi precedenti lavori. Il colpo da maestro arriva col gran finale: “The very last number”, suite di quasi ventuno minuti che forse può rappresentare il capolavoro degli Areknames. Si tratta di una gemma sinfonica di rara bellezza, suddivisa in otto parti (ben cinque di queste sono interamente strumentali) e giocata su toni soffusi, nella quale è ancora possibile intravedere i Van der Graaf Generator, quelli malinconici e “aggraziati” di “My room”. Una meraviglia che è aperta da lente note di piano elettrico, voci in lontananza e suoni di basso che alimentano il pathos; poi entrano sax e batteria e si sviluppa al meglio il tema principale che sarà ripreso anche in seguito, tra le continue e numerose variazioni proposte, accelerazioni, esplosioni, aperture ariose e tanto altro ancora. Davvero una composizione stupenda, arricchita e resa ulteriormente elegante, tra l’altro, dalla presenza di violino e violoncello. Gli Areknames non solo non deludono, confermandosi ad alti livelli e meritando sempre più di essere annoverati tra le più interessanti realtà italiane odierne, ma forse riescono anche a raggiungere il loro apice creativo. L’acquisto di “In casse of loss…” è perciò caldamente consigliato, sia a chi ha già consumato i cd precedenti di Epifani & co., sia a chi si avvicina per la prima volta alla loro musica.



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Peppe Di Spirito

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