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MARCO LO MUSCIO |
The book of Bilbo and Gandalf |
Drycastle Records |
2010 |
ITA |
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Con questo nuovo lavoro, prosegue l’instancabile attività di ricerca sonora di Marco Lo Muscio. La ricerca è quella di riprodurre quei suoni che lo hanno visto crescere e maturare come autore e musicista, quei suoni che a tutti noi ruotano nella testa e lui ha la fortuna e, ovviamente, la capacità di trasformare in prodotto ascoltabile. Il disco, come ben rilevabile dal titolo, trae ispirazione dall’opera letteraria di Tolkien e vede la collaborazione di grandi nomi quali Steve Hackett, il fratello John e Pär Lindh tastierista svedese che opera nel progressive fin dagli anni ’70. Il concept è suddiviso in otto parti, alcune piuttosto lunghe ed elaborate, dove protagoniste sono le tastiere, eccezione fatta per alcuni momenti molto succulenti dove troviamo intriganti chitarre acustiche e sognanti flauti. Degli otto temi solo tre non sono composti da Lo Muscio. Proprio l’iniziale “The Fellowship on entering the magic forest of Lothlorien” offer quasi quindici minuti di composizione ed esecuzione di Pär Lindh. E’ un brano dalla struttura piuttosto varia e articolata, l’unico con strumentazione completa, composto nel 1994, ma mai dato alla luce. Nella versione odierna Pär Lindh lo ha inciso nuovamente, per ogni strumento utilizzato, con qualche piccola variazione e lasciando una bella coda dove Lo Muscio inserisce una parte di solo pianoforte. Poi la quarta traccia, “Galadriel”, composta e suonata da Steve Hackett, brano per chitarra acustica, molto ricco melodicamente e con uno sviluppo che rimanda ai lavori solistici acustici dell’ex Genesis. L’altro brano è la sesta traccia “Thoughts turn Homeward” composta da John Hackett e suonata dallo stesso al flauto e da Lo Muscio al pianoforte. Tutto il resto è fatto delle scorribande tastieristiche del padrone di casa, nelle quali ci accompagna con piglio sicuro e fantasioso. Prevale l’aspetto melodico, intendendo, con questo termine, l’aspetto più diretto ed equilibrato, senza propendere per parti troppo intricate. Certo che la formazione di Lo Muscio, di organista e pianista gli consente di alternarsi con grandi risultati in entrambi gli strumenti, potendosi concedere anche momenti di ricchezza non comune, come nella splendida “Visions from Minas Tirith - The White Tree”, arricchita anche dalla parte di flauto di Oksana Sinkova. Da citare anche il brano per solo piano “Galadriel – Elf Song”, sicuramente uno dei vertici compositivi della produzione di Lo Muscio, non solo di questo disco.
La durata complessiva è senz’altro molto ampia, quasi 74 minuti, complessivamente passati senza nessun problema, un piccolo neo forse per la lunghezza della suite per pianoforte “The Hobbit Book - Bilbo and Gandalf” che arriva a superare i 18 minuti e forse poteva essere in alcuni momenti più stringato e un altro per il brano di Pär Lindh, che nella sezione centrale vede alcuni momenti un po’ sbarazzini.
In ultimo da rimarcare l’ottimo lavoro di grafica e l’incisione impeccabile sotto tutti gli aspetti tecnici. Per un appassionato, disco da avere senz’altro.
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Roberto Vanali
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