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Dio mio, che tristezza! No, non sto parlando del livello qualitativo di questo ultimo lavoro della band americana... sto parlando del fatto che esso rappresenta di fatto l'ultimo capitolo della sua storia, cosi breve ma intensa, è proprio il caso di dirlo! In realtà gli ECHOLYN non esistono più già da diversi mesi, stroncati dal voltafaccia della Sony, con conseguente rescissione del fantasmagorico contratto da 7 album; si vocifera ora della nascita di due nuove entità musicali dalle sue ceneri... staremo a vedere... ma nel frattempo ci apprestiamo ad ascoltare questo canto del cigno, frutto probabilmente di sessions postume ad "As the world". La tristezza di cui parlavo all'inizio è data dall'ascolto della prima splendida traccia "100 diversions", dal sapore così... ECHOLYN e così bella da strapparci subito qualche lacrimuccia. Sorpassiamo la breve "Another day" ed arriviamo a due titoli che dimostrano come questo album sia un po' raffazzonato, ovvero la cover di "When the sour turns to sweet" (che avrebbe dovuto, credo, andare a far parte del tributo ai Genesis pubblicato dalla Magna Carta) e una versione semi-acustica di "Meaning and the moment", già presente sul primo CD. Questo ripescaggio artificioso, che in sostanza impedisce all'album di raggiungere la massima votazione, proseguirà in seguito con l'inclusione di due brani dal vivo, la splendida "A little non-sense" ed "As the world": non si tratta di una critica specifica a questi due brani, comunque: iniziate da questi ultimi e scoprite chi erano gli ECHOLYN! I restanti brani sono in linea con quelli d'inizio CD, abbastanza diversi dallo stile di "As the world", un attimo più soffusi e meno frenetici, con un maggior utilizzo degli impasti vocali ed atmosfere più '70s, meno immediatezza e frenesia e più ricerca; un piccolo monumento a quanto avrebbe potuto essere e di cui, avendo la possibilità di ascoltarne un poco, ci resta un rimpianto enorme.
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