Percy Jones è un musicista che non ha certo bisogno di presentazioni, considerando che nella sua attività quasi quarantennale ha avuto modo di collaborare con una miriade di artisti appartenenti ai campi più disparati, jazz, jazz-rock e progressive compresi. Il suo ultimo progetto lo vede impegnato con il trio Bangtower, in cui al suo basso si uniscono la chitarra e le tastiere di Neil Citron e la batteria di Walter Garces. La band si impegna in quello che è forse il ramo più congeniale a Jones e cioè in un jazz-rock progressivo che raccoglie l’eredità delle esperienze con Brand X, Tunnels e Scott McGill. L’album proposto si intitola “Casting shadows” e contiene otto brani strumentali molto vibranti, in cui i musicisti possono dar sfoggio della loro grande abilità tecnica, senza alcun eccesso di esibizionismo. L’opener “BBA” mette subito in mostra una fusion molto aggressiva, con ritmi serrati, il basso in bella evidenza ed una chitarra distorta pronta a lanciarsi in solismi d’effetto. Sulla stessa falsariga, ma ancora più potente, la successiva “Sex me up”, che sembra uscita da un lavoro di Steve Vai o Joe Satriani, mentre “Hair of the dog” e “Let me drown” sono ottime prove che uniscono alla perfezione virtuosismo e feeling, creando dei groove particolarissimi e accattivanti. “Ballad of welath”, come il titolo lascia intuire, fa venir fuori il lato più melodico del trio, con un andamento bluesy in cui si possono ravvisare tracce di Jeff Beck. Più sperimentale e infarcita di una buona dose di elettronica “Man in the middle”; frenetica e convulsa, invece, “Groove snake”. Finale affidato a “1%ters”, summa del talento dei tre, lanciati in un jazz altisonante, moderno, in cui i break improvvisi aprono a dinamiche decisamente efficaci. Difficile trovare punti deboli in un disco del genere, fatto da professionisti di prim’ordine che non lasciano nulla al caso e destinato agli amanti del filone jazz-rock del progressive, per i quali sarà di sicuro un piatto succulento.