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CALOMITO |
Cane di schiena |
AltrOck |
2011 |
ITA |
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Ancora buone nuove dal mondo del jazz-rock progressivo italiano, grazie al secondo album dei Calomito, intitolato “Cane di schiena”, che ci mostra una band in pienissima salute, prontissima a bissare l’apprezzato “Inaudito” dopo cinque anni. Si parte con i ritmi sfrenati di “Bella Lee”, dove gli strumenti viaggiano all’impazzata e si intrecciano acrobaticamente, all’insegna di un jazz-rock personale e quasi furioso, ma aperto anche all’avanguardia in un intermezzo più sperimentale a metà del brano. “Parliamone” è uno dei pezzi migliori dell’album, in cui i Calomito fanno capire la loro bravura nella contaminazione: ancora jazz e rock che si incontrano, ma stavolta a far loro compagnia troviamo anche il folk (e la presenza del violino è per questo fondamentale) e reminiscenze di orchestrazioni zappiane. Le combinazioni e gli interscambi continui tra la chitarra elettrica, il synth e gli strumenti acustici (violino, viola trombone, sax) sono in effetti uno dei punti forti del disco e sono capaci di volare in ogni direzione trascinando con sé l’ascoltatore. E’ ancora Zappa a venir fuori in “Infraditi”, aperta dal curioso campionamento di un’aria operistica e poi pronta a viaggiare spedita e irruente, facendo emergere inizialmente belle fughe guidate dal trombone, per poi passare da dissonanze ad uno splendido guitar-solo (dal quale traspaiono anche le lezioni di Robert Fripp), fino a raggiungere momenti di insieme stravaganti. Molto bizzarre “Fungo” e “Klez”, caratterizzate da suoni di ogni tipo e melodie buffe, mentre la splendida title-track mostra quelle aperture jazzistiche e canterburiane, eleganti e orchestrali, presenti anche nella conclusiva “Max Dembo”, che porta poi a termine il lavoro con molta sperimentazione. Nuovi mix di folk e rock d’avanguardia, invece, in “Pappa irreale” e in “Antenna”, che è l’unico brano in cui c’è un accenno di cantato definito nel booklet come “strane voci”. Band tosta e intelligente quella dei Calomito, che grazie ai 54 elettrizzanti minuti di “Cane di schiena” si fa apprezzare tantissimo e si erge tra le più belle realtà del jazz-rock aperto alla contaminazione.
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Peppe Di Spirito
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