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FLËUR |
Probuzhdenye |
Cardiowave |
2012 |
UKR |
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I Flëur (o dovremmo dire forse le Flëur, vista la netta prevalenza di donne nella line-up) hanno scelto la strada di finanziare con le prevendite la realizzazione di questa loro settima fatica discografica. Chi ha prenotato la sua copia in anticipo, oltre ad aver aiutato concretamente la band, ha avuto la possibilità di poter scegliere una bella edizione in vinile oppure una confezione deluxe in digipack, apribile, con due bonus ed un booklet ricco di foto. Nel mio caso ho optato per la confezione deluxe che ho ricevuto con precisione svizzera dopo aver effettuato la prenotazione ed i pagamenti su un social network musicale russo. Direi che il mondo russofono è ben organizzato dal punto di vista musicale e gruppi come questo, che propongono musica sofisticata e dai tratti progressivi, riescono a contare su una schiera di fan che ama comprarsi i gadget e popola le serate dal vivo. Si tratta per noi quasi di un mondo parallelo ma mi farebbe davvero piacere che anche da queste parti qualcuno riuscisse a conoscere realtà come questa. La musica dei Flëur può benissimo essere definita come Progressive Rock ma nel loro caso non ha niente a che fare con il puro revival: forse, grazie a radici culturali diverse, il gruppo è riuscito a trovare una formula musicale personale dalle forti connotazioni classicheggianti e sinfoniche ma che suona allo stesso tempo come un prodotto dei nostri tempi. Il perno attorno al quale ruotano tutti i pezzi è quello delle due voci soliste di Olga Pulatova ed Elena Voynarovskaya che, secondo una formula che ormai è caratteristica del gruppo, si alternano di canzone in canzone prendendo a turno il centro della scena. Dopo la consueta breve introduzione strumentale sta sempre ad Olga il compito di iniziare e alla bellissima “Zhivoe” segue una altrettanto elegante ed intrigante “Trydtsat’ sem’”, cantata da Elena, e così via. La consueta alternanza fra le due lead vocalist, la prima che si accompagna con le tastiere e la seconda con la chitarra, viene per la prima volta interrotta con la presenza di un brano strumentale, “Valsautro”, composto (e anche questa è una eccezione) dalla tastierista Ekaterina Kotelnykova. Rispetto al doppio e forse anche un po’ più pretenzioso “Tysyacha svetlykh angelov”, questa nuova fatica si presenta più compatta, più essenziale e forse anche più matura, ricca di spunti sinfonici e di melodie poppish sofisticate. Come sempre rimane forte il ruolo del violino di Amastasya Kuzmyna, rafforzato dal romantico violoncello di Lyudmila Koretskaya, con un parziale ritorno alle belle melodie dei primi tre album, mentre purtroppo dobbiamo annotare la totale assenza del flauto, sebbene questo strumento sia riportato fra i crediti. Scomparso anche il bandura di Georgiy Matviiv e con esso si sono disciolte anche molte delle delicate atmosfere folk tipiche del precedente lavoro. Annotiamo però una maggiore incisività delle parti cantate e soprattutto di quelle di Elena che nell’album precedente apparivano più fragili. L’album ispira nel complesso sensazioni positive e la componente gotica è sovrastata nettamente da orchestrazioni limpide e distese. I suoni sono una bellissima mescolanza fra elementi orchestrali, sempre molto lirici e mai pesanti, e trame moderne, in una forma che rispetta essenzialmente la struttura della canzone ma con arrangiamenti sempre complessi ed accattivanti. La compattezza dell’album, la sua apparente leggerezza, ne accrescono decisamente la godibilità ed invitano al riascolto. Il titolo, “Risveglio”, così come la copertina con un delicatissimo bouquet, ricordano la primavera e proprio questa stagione, piena di colori, luci e profumi, sembra ispirare queste quattordici canzoni, tutte molto romantiche e tutte decisamente seducenti. In linea generale potrei citarvi come punto di riferimento le cose più melodiche dei Gathering di Anneke van Giersbergen, i primi Quidam, i Magenta, o anche qualcosa dei Cocteau Twins ma nessun esempio è davvero calzante. Se in generale vi piace l’idea di un prog sognante e classicheggiante, non immune da suadenti tentazioni pop, direi che potrete gettarvi ad occhi chiusi su questo, come su ogni altro album della discografia di questo gruppo, tutta di livello abbastanza omogeneo e tutta meritevole. Per quel che mi riguarda, devo dire che sarà difficile spiazzare questo album dal podio delle mie personali preferenze del 2012. Una nota di chiusura la devo spendere infine per le due bonus della edizione deluxe (“Vakna 1” e “Vakna 2”) che si discostano invece dalla media delle produzioni dei Flëur, trattandosi di due strumentali basati su impasti elettronici decisamente astratti, due piccole curiosità insomma che spezzano il solito ritmo dato dall’alternanza delle due protagoniste alla voce solista, di canzone in canzone.
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Jessica Attene
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