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HIGH WHEEL |
Remember the colours |
Rockwerk |
1994 |
GER |
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Raramente mi capita che un disco mi piaccia cosi tanto al primo ascolto, ma è il caso di questo che è il 2° lavoro dei bavaresi HIGH WHEEL. I 75 minuti del loro CD sono composti da un rock spesso dai connotati semiacustici, con impennate improvvise e cambi di situazione piuttosto frequenti, ma mai forzati. Potremmo definire questo gruppo come la risposta europea agli ECHOLYN, avendo la musica proposta non poche assonanze con la loro, specialmente nei momenti più tirati, in cui il cantato a più voci riempie lo stereo. Si parla di un rock sinfonico non del tutto staccato da soluzioni '70 e '80 (Yes, Marillion, Pink Floyd...), ma di certo proiettato nel nuovo Progressive rock anni '90. Il primo lavoro, intitolato "1910" e uscito nel '93, presentava tutta una serie di buone intenzioni non completamente, e non troppo efficacemente, espresse. "Remember the colours", invece, appassiona fin dal primo ascolto; la mini-suite "Open lines" che apre il CD (a parte il breve "Prologue") rappresenta l'ottimo biglietto da visita per chi vi si avventura, nonché il brano migliore: 15 minuti di alternanza tra momenti delicati e soffusi ed accelerazioni corali improvvise. Il seguito è altresì da gustare nella sua varietà, nella ricchezza di soluzioni che la band riesce ad adottare, rimanendo sempre su livelli ottimi. Il CD si chiude con l'altra suite "The four reasons" e con lo strano "Epilogue" (contenente diversi minuti di silenzio), a completare un concept degno d'essere annoverato tra i migliori dischi del periodo. Anche gli HIGH WHEEL sono di certo un gruppo che possiamo definire una delle più belle sorprese degli ultimi tempi.
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Alberto Nucci
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