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L’espressività lugubre ed opprimente di un certo modello di prog rock scandinavo contemporaneo ha trovato un altro sbocco creativo in questa nuova entità norvegese dal nome infausto Mater Thallium, concepita dal chitarrista-batterista Geir Venom Larzen (noto anche come Fist-Anal) ed il bassista Erik Andås (alias Eric The Awful), già componenti del bizzarro ed ineffabile ensemble-burlesque dei Procosmian Fannyfiddlers. I Mater Thallium sono nati come reazione alla notizia che i Candlemass non avrebbero più inciso dischi: l’idea principale è quella di riprendere il termine “doom” e riadattarlo secondo la sensibilità del progressive rock... Siamo quindi di fronte ad una sorta di crossover doom-metal progressivo, in cui le parti monolitiche e soffocanti del metal vengono mitigate da una scrittura più melodica e basata sulla complessità degli arrangiamenti e nell’interazione fra gli strumenti elettrici ed acustici. Curiosamente, l’unico supporto per questo primo disco dei Mater Thallium è quello in vinile, la LL Records per il momento ha praticamente snobbato il CD per un più astratto download digitale privo della graziosa copertina orrorifica e sicuramente dal suono meno avvolgente... Comunque, la sostanza di Mater Thallium sussiste quindi nel riprendere parte dei cliché scandinavi più depressivi ed ombrosi per filtrarli attraverso sonorità hard ma non particolarmente heavy, ritmi cadenzati ed un songwriting piuttosto articolato ed un diffuso sentimento di penitenza e sofferenza. Non mancano raffinatezze assortite, specialmente nei momenti più orientati verso l’acustico ed il folk, dove prendono forma ballate spettrali e dolenti sovente accompagnate dalle sonorità polverose del Mellotron e da un onnipresente organo da chiesa. Discreto il cantato di Peter Falk, timbro pulito e sofferto, talvolta baritonale e minaccioso, fortunatamente lontano dagli eccessi del metal... Idealmente ci possono essere diversi legami stilistici con altre bands, più o meno recenti, penso ad esempio ai tedeschi Noekk, ai classici Anekdoten ed i più oscuri Thule... ma in fondo, inevitabilmente, Mater Thallium mi fa quasi pensare ad una versione più monolitica, gotica ed austera dei Procosmian Fannyfiddlers (specialmente dell’ultimo periodo, “Interference Number 9”), privata dei loro elementi più frenetici... tra l’altro nei Mater Thallium è anche presente come ospite la violista dei Procosmian, Bente Marit Ekker, qui impegnata nel funerea ballata “Tumour Of Dysphoria”. Insomma, anche se sofferto, direi proprio che l’ascolto di Mater Thallium si è rivelato ampiamente soddisfacente ed efficace!
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