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LAVIANTICA |
Clessidra |
autoprod. |
2013 |
ITA |
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L'origine di questo gruppo romano risale addirittura alla fine degli anni 80 del secolo scorso, quando, come Alterego, muovevano i primi passi sulla scia di altre band della capitale come Ezra Winston e Leviathan. Ora, con una line-up molto simile a quella originale (solo il batterista Andrea Schiappelli è una new entry), si ripropongono, stavolta come Laviàntica (contrazione di La via antica) e con un album “Clessidra” fresco di stampa e interamente autoprodotto. Composto da 8 tracce a cui si aggiunge una breve intro d'atmosfera, l'album si rifà senza remore al miglior progressive italiano del tempo che fu (come approccio quanto meno) ma con un occhio di riguardo all'oggi. Niente sonorità vintage, dunque, ma un frizzante prog rock interamente cantato in italiano (a parte un paio di strumentali ad aprire e chiudere il lavoro), una certa attenzione alle liriche, la chitarra elettrica di Marco Palma a dettare legge in molti casi sostenuta bene da mai invadenti tastiere e due voci soliste (Paolo Perilli, anche basso e Paolo Musolino che suona pure tastiere e chitarra acustica) che, seppur non trascendentali, svolgono bene il compito di narratori di questo pseudo concept. In effetti un sottile fil-rouge lega le composizioni che hanno come tema il tempo inteso sia come fenomeno meteorologico che come scorrere della vita. Non c'è spazio per virtuosismi eccessivi ed ogni momento è reso funzionale al brano in modo molto naturale e diretto tanto da rendere questa “semplicità” (fosse anche solo apparente) una delle forze del gruppo romano. Ciò non toglie che si possano apprezzare dei validi interventi solistici come ad esempio in “Sole” o “Nel vento” con la chitarra sferzante ma melodica di Palma ben in evidenza. Senza dimenticare gli azzeccati inserti strumentali di “Finché il giorno non finisce”, di “Icaro” (molto in Orme style quest'ultima...) che hanno forse il difetto di non essere sviluppati maggiormente o con più convinzione. Notevole anche la rockeggiante “Tempo” anche se i due brani dai contenuti migliori sono posti sul finale. “Clessidra”, con una dolce introduzione al pianoforte, un bel lavoro del basso ed anche qui ricordi delle ballate delle Orme di “Smogmagica”. Se finora la proposta che giunge dalla capitale, un (prog) rock lineare, fatto con gusto, melodico e decisamente piacevole, non vi ha del tutto convinto, potreste ricredervi con la mini suite (“Laviàntica”) che chiude come meglio non potrebbe l'album. Le scorribande di chitarra e tastiere sono stavolta arricchite dal violino (dell'ospite Laura Senatore), le scelte melodiche sempre convincenti, mentre pare un poco penalizzata la batteria (registrazione non ottimale?) di Andrea Schiappelli. Peccato veniale che non inficia la bontà del pezzo. “Clessidra” è un lavoro godibilissimo e di buona fattura che potrà piacere a molti progsters che non disdegnano per partito preso l'easy listening di classe. Per gli altri… che si limitino ad ascoltare la traccia finale. Magari è proprio da qui che ripartiranno i Laviàntica per il loro prossimo lavoro.
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Valentino Butti
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