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LAVIANTICA The experience Musea Parallèle 2018 ITA

Avevamo lasciato la band romana dei Laviàntica al loro album di debutto “Clessidra” del 2013. Nel completare la recensione del loro primo lavoro mi auguravo che la band potesse ripartire dallo splendido brano che chiudeva l’album. Sicuramente inconsapevoli di questa mia personalissima speranza, i ragazzi romani si ripropongono con “The Experience”, concept album interamente strumentale. La line-up è rimasta quasi completamente la stessa di “Clessidra” con Luciano Stendardi (piano e tastiere), Paolo Musolino (Hammond, tastiere e chitarra acustica), Marco Palma (chitarra elettrica) e Paolo Perilli (basso) cui si aggiungono al flauto, minimoog e vibrafono Daniele Sorrenti e, in veste di ospiti, Marco Rovinelli alla batteria e Fabrizia Pandimiglio (violoncello nella seconda delle sei tracce).
Un concept, dicevamo. La storia di Galbat, un’entità composta di sola energia che, dopo ogni tipo di esperienza, acquisisce automaticamente nuove conoscenze e consapevolezza di sé. Quello che gli manca è l’avere una conoscenza del nostro mondo fisico: l’avere un corpo, il relazionarsi con la Natura e con l’Uomo. Un’esperienza che si rivelerà fallimentare (solo un fiore sembra comprendere “l’essenza” di Galbat) ma che non impedirà all’entità di ritornare sulla Terra per cercare, questa volta, di farsi capire. La sfida concept, per giunta senza l’ausilio di una voce narrante, non è delle più semplici ma aver avuto la capacità di raccontarla in soli quarantuno minuti di musica depone già a favore della band che mai è andata “fuori giri” e mai ha peccato di narcisismo con il rischio di divenire stucchevole.
Il viaggio del protagonista comincia con i dodici minuti scarsi di “The Journey”, un brano frizzante in cui subito notiamo il notevole apporto del flauto di Sorrenti ben supportato dall’elettrica di Palma e dal numeroso parco tastiere. Un sound che ricorda, seppur vagamente, i Camel per il notevole approccio melodico della chitarra e i suoi duetti con il flauto. Appare più spiccata la propensione rock della sezione ritmica e più “new prog” l’uso enfatico delle tastiere (pur non mancando le incursioni del pianoforte a conferire un mood più classico al sound). Tinte delicate dipingono “Breathing flower” con ancora il flauto ed il piano a fare da apripista al crescendo ritmico. La chitarra si fa più ficcante e qualche sprazzo di hammond echeggia qua e là, ma sono ancora il flauto e il violoncello della Pandimiglio (ed il pianoforte) a definire il toccante incedere dell’ottimo brano. “Closer” conferma le buone impressioni sin qui raccolte con delicate sezioni acustiche, sventagliate di synth e momenti più fusion. Più decisa “Artificial Thought”, anche se il flauto si prodiga a riportare su coordinate più soft la composizione. “The Wait” è un breve ed interlocutorio brano per solo piano (o quasi...) che schiude le porte a “Traveler”, il gran finale del viaggio di Galbat sul nostro pianeta. E’ ancora una volta il flauto a prendersi il centro della scena su una ritmica mai ingombrante e con notevoli interventi di chitarra e tastiere. E’ un finale un po’ mesto e non scoppiettante come ci aspettavamo.
“The Experience” è un lavoro intrigante e degno di attenzione e considerazione, la sfida dei Laviàntica è stata affrontata con coraggio ed il risultato è senza dubbio positivo. Bravi.



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Valentino Butti

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