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SARASTRO BLAKE |
New progmantics |
Mentalchemy Records |
2013 |
ITA |
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Abbiamo già incontrato Paolo Pigni come membro della Celtic Harp Orchestra e poi dei Mogador, ora lo ritroviamo sotto il monicker Sarastro Blake, per quello che potremmo definire un progetto solista seppur atipico. Pigni oltre a dedicarsi al basso, alla chitarra acustica, al piano ed alla voce, è anche autore di tutte le musiche e di alcune liriche presenti in “New progmantics” (mentre altri testi sono appannaggio dei vari Shakespeare, Lord Byron, Christina Georgina Rossetti, Robert Burns…..). Dicevamo di un progetto solista atipico. Sì, perché sin da subito Pigni ha voluto coinvolgere l’ex compagno dei Mogador, Luca Briccola (qui alle chitarre, tastiere, orchestrazione, flauto ed anche nelle vesti di produttore) oltre che altre vecchie conoscenze come Mirko Soncini (batteria, dei Trewa), Serena Bossi (voce, Trewa) e, ai cori, Richard Allen (Mogador) e Marco Carenzio. Il punto esclamativo è dato poi dalle guest-stars che l’autore comasco ha invitato per interpretare, alla loro maniera, alcuni brani, impreziosendone ulteriormente i contenuti. In “New progmantics” ecco che il prog sinfonico si sposa con istanze acustiche, il folk celtico con un certo pop di classe, mantenendo una coerenza che è data dalla “forma canzone” che mai Pigni/Sarastro Blake abbandona, preferendola a delle forme estetizzanti non funzionali al progetto ed alla personalità dell’autore. Il primo brano, “The lady of Shalott”, profuma di primi Genesis con flauto, violino e le tastiere di Nick Magnus (già collaboratore di Steve Hackett) ad assecondare la delicata voce di Pigni. Cori quasi anni sessanta, una melodia orecchiabile, un bel “solo” di Briccola alla chitarra elettrica ed ecco confezionata la gradevole “Clare’s song”. Delicata ballata folk, la successiva “Scotland, the place” con finale “ruvido” ed ancora la chitarra di Briccola in evidenza. La splendida voce di Serena Bossi ricama “Sonnet 116”, un altro breve bozzetto guidato dalla chitarra acustica che ci conduce magicamente nell’Inghilterra del XVI secolo. La lunga “Stanzas for music” è uno dei pezzi forti della raccolta e non solo per la presenza alla voce di David Paton ( Alan Parsons Project e Camel tra gli altri) e al piano di Rick Wakeman. Viene sfiorato il jazz rock in alcuni momenti, mentre in altri (come nella splendida parte centrale) non siamo lontani dalle prime prove solistiche di Hackett prima che il piano di Rick disegni, da par suo, un bel momento “classico”. “Prelude to the highlands” è un sentito omaggio ai brani acustici di Steve Howe. La brava Amanda Lehmann e la sua voce ci conducono per mano nella soffusa “My heart’s in the highlands”. Il basso e la voce inconfondibile di Richard Sinclair sono i protagonisti della canterburiana “Remember” con un notevole “solo” di tastiere nella parte centrale. Le ottime orchestrazioni di Briccola, un ritornello piacevolissimo ed ammiccante, il controcanto femminile, qualche sprazzo di chitarra (Billy Sherwood), la discreta presenza di basso e batteria et voilà “Flaming june” (che si rifà alla foto presente in copertina…). La malinconica “Beyond” e l’intimista “Solitary bench” chiudono in modo piacevole questa prima fatica discografica a nome Sarastro Blake. Prova sicuramente convincente e di squisita fattura che non potrà non conquistare il cuore e le menti di ascoltatori attenti e desiderosi di emozionarsi. Ancora una volta.
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Valentino Butti
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