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TRAUMHAUS |
Das geheimnis |
Progressive Promotion Records |
2013 |
GER |
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Non ho assolutamente dimestichezza col tedesco, e probabilmente faccio parte di quella cerchia di persone che lo considerano istintivamente un idioma poco adatto al suo impiego musicale, ma è proprio per questo che mi piace che i Traumhaus lo abbiano utilizzato nel loro album. "Das geheimnis" è in effetti una perfetta dimostrazione che questa lingua si adatta benissimo al progressive ed al rock in generale. La voce di Alexander Weyland (anche tastierista e principale compositore) ha un timbro vagamente somigliante a quello di Peter Gabriel, e riesce a sposarsi con la musica in maniera naturale, tanto da diventare il tratto distintivo dell'intero lavoro. La musica è un prog sinfonico tendente al new prog, che in certi momenti si concede qualche deriva verso il metal. Niente di originale, dunque, infatti l'album ha il suo punto di forza negli intrecci strumentali, nelle melodie vocali e nella scrittura, riuscendo in certi momenti a raggiungere risultati di discreto rilievo. L'iniziale "Das geheimnis teil 1" parte con un intro che mi ricorda qualcosa dei Genesis, per poi proseguire con un riff di basso distorto e una ritmica potente. Segue la parte cantata accompagnata dagli accordi di chitarra elettrica, una sezione con toni appena più vintage e una coda acustica ad accompagnare la voce. Il tutto è ben costruito, vario e con idee tutto sommato discrete, ma in realtà il brano scorre via senza lasciare particolarmente impressionati. Il pezzo forte dell'album arriva subito dopo. Si tratta di una suite di oltre ventisette minuti, calibrata molto bene tra parti sinfoniche e altre più metal sovrapposte ai suoni simil-mellotronici e di archi, con i consueti assoli di synth, i cambi di tempo, le parti più rilassate dove è una chitarra meno distorta a dominare e un parte ritmica che lascia alla batteria (suonata dall'ospite Jimmy Keegan, attualmente batterista degli Spock's Beard) ampio spazio per esprimersi. "Das vermächinis" è quindi una classica suite prog, con tutti i cliché che questo tipo di composizione che si porta dietro ormai da decenni. Il suo valore consiste nel fatto che essa non è solo una raccolta di temi cuciti assieme ma una composizione che ha un senso unitario evidente, frutto di un certa cura e di scelte ragionate nella scrittura, totalmente ad opera di Alexander Weyland. Buona anche la successiva "Wohin der wind dich trägt", molto melodica e con un'atmosfera di tensione creata efficacemente dagli arrangiamenti. Non ho trovato invece particolarmente interessante "Frei", l'unica traccia scritta dal chitarrista Tobias Hampl, il quale evidentemente rappresenta l'anima metal della band. Il brano è infatti dominato dalla chitarra elettrica, ma in modo eccessivo e non troppo ispirato, specialmente nell'assolo, basato su cascate di note nelle quali ho faticato a trovare un senso (un'avvisaglia di questa tendenza del chitarrista si trova anche in un assolo presente nella suite). Chiude l'album "Das geheimnis teil 2", che riprende i temi del primo brano sviluppandoli ed espandendoli in maniera più interessante, arrivando a superare i tredici minuti di lunghezza e chiudendo l'album degnamente, non fosse per i soliti interventi solistici del chitarrista, che non riesco a non considerare fuori luogo. "Das geheimnis" a mio avviso presenta qualche difetto. La tendenza del chitarrista a strafare è il principale, ma bisogna dire che questo avviene solo in alcune parti. Nella maggior parte dell'album l'equilibrio tra gli strumenti è infatti ben calibrato. Un altro punto debole è la scarsa originalità, ma questo è in linea con la maggioranza delle produzioni di progressive melodico moderno. La vera forza dell'album è l'essere riusciti ad integrare al meglio le parti vocali in lingua madre con la musica. Questo è sicuramente naturale e scontato per i musicisti, ma il suono delle liriche incastrato alla perfezione nella trama strumentale ha per me un certo fascino, indipendentemente dal significato, come se la voce fosse uno strumento alla pari di chitarre e tastiere, più che in tanti dischi in italiano ed in inglese al quale sono avvezzo. Per chi, infine, volesse soddisfare la curiosità di sapere di cosa parlano i testi, fortunatamente nel libretto è presente una traduzione in inglese. Io posso solo dirvi che Traumhaus significa, credo, "La casa dei sogni".
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Nicola Sulas
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2001 (Progressive Promotion Records 2014) |
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