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FOCUS Golden oldies In and Out of Focus Records 2014 NL

Dopo il ritorno sulle scene nel 2003 sulla spinta di Thijs van Leer e dopo aver realizzato tre nuovi album in studio, il successivo passo degli storici olandesi Focus è quello di un lavoro in cui propongono nuove versioni di alcuni dei loro brani più famosi. Paragonati spesso ai Camel (diciamo ingiustamente, visto che hanno saputo creare uno stile proprio), per un romanticismo sognante e l’alternarsi alla guida di flauto, chitarre e tastiere, i Focus, ascoltati oggi, rientrano in quella categoria di “vecchietti arzilli” che ancora hanno una grande voglia di suonare, di proporre musica non banale e di qualità e di calcare i palcoscenici con la stessa energia che mostravano oltre quaranta anni fa. Con questo spirito si può capire meglio la voglia di realizzare un album come “Golden oldies”, che probabilmente rappresenta un divertimento ed una sfida allo stesso tempo per Thijs van Leer e Pierre van der Linden, i due membri storici che ancora hanno voglia di tenere alto il nome della band. Coadiuvati dal bassista Bobby Jacobs e dal chitarrista Menno Gootjes hanno scelto nove brani da riproporre in una veste nuova, più moderna, ma che non perdesse minimamente l’essenza degli originali. Si parte subito con il loro manifesto, “Hocus pocus”, che sembra quasi carico di energia nuova, con tanto di immancabile yodel. Non poteva essere fuori dalla scaletta l’altro grande classico dei Focus, “Sylvia”, con quelle linee melodiche che hanno fatto storia accompagnate da una chitarra un po’ più funky. Sempre intrigante “House of the king”, con i magnifici temi dettati dal flauto che sono scolpiti nella memoria di chi ha ascoltato bene il gruppo in passato. Splendida, poi, l’esecuzione di “Tommy”, tra magico romanticismo e con una chitarra sapientemente latimeriana. A tal proposito, segnaliamo l’ottima prova alla sei corde di Menno Gootjes, che aveva già fatto un’apparizione estemporanea col gruppo nel 1999, ma che adesso è a tutti gli effetti parte integrante della nuova line-up; non far rimpiangere mostri sacri del calibro di Jan Akkerman e Philippe Catherine era compito quasi improbo, ma la performance della new-entry è davvero degna di nota. Ottime versioni di “Focus 1” e “Focus 3 & 2” completano il repertorio “classico”, mentre a chiudere la track-list troviamo tre brani più recenti, “Aya yippie hippie yee”, “Neurotica” e “Brother” che sono sicuramente molto in linea con il classico sound dei Focus, cosa che riesce a far mantenere scorrevolezza e omogeneità al lavoro. Non è la prima volta che un gruppo dal nome “pesante” mette nuovamente mano al suo repertorio classico proponendo un album con nuove registrazioni (e probabilmente non sarà l’ultima). Di certo quelle caratteristiche che ben conosciamo dei Focus non spariscono e l’ascolto di queste versioni, con suono pulito e registrazione moderna, risulta divertente e piacevole, esattamente come è sempre stata la musica della band olandese.


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Peppe Di Spirito

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