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TNNE |
The clock that went backwards |
Progressive Promotion Records |
2014 |
LUX |
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Storia curiosa quella dei TNNE. Forse qualcuno di voi ricorderà i No Name, gruppo proveniente dal Lussemburgo che esordì nel 1993 con “Zodiac”, proseguendo poi nel corso degli anni con un’onesta carriera all’insegna del new-prog fino al 2011. Quando il cantante Patrick Kiefer e il tastierista Alex Rukavina si sono rincontrati dopo lo split della band hanno cominciato a lavorare a nuove canzoni, creando un album uscito con il nome di TNNE, vale a dire “The No Name Experience”. Gli altri musicisti coinvolti in questo progetto sono Michel Volkmann alle chitarre, Gilles Wagner alla batteria e Claude Zeimes al basso, più l’ospite Fred Hormain al sassofono. Il sound che possiamo ascoltare in “The clock that went backwards” è esattamente quello che ci si poteva aspettare da musicisti che hanno un background come quello di Kiefer e Rukavina. Vengono proposte otto nuove composizioni (una delle quali anche in una versione edit), con durate che variano tra i due e gli otto minuti ed è confermato, quindi, un indirizzo new-prog di classico stampo inglese, alternando passaggi epici ed altri più tirati, facendo attenzione alla cura delle melodie e puntando sugli inevitabili cambi di tempo e di atmosfera. Durante i cinquanta minuti di durata del cd, così, è facile avvertire in maniera abbastanza chiara l’eco di IQ, Marillion e Arena, con qualche tocco di Genesis qua e là. Rukovina, autore della musica di tutti i brani tranne uno, fa un ottimo lavoro alle tastiere, passando da momenti classicheggianti a influenze banksiane e rifinendo elegantemente quando in primo piano vanno invece le chitarre. Non del tutto convincente la prova di Kiefer (che ha curato, invece, la parte relativa ai testi), che ha anche un timbro anche gradevole, ma che sembra poco carismatico mantenendosi nell’ordinarietà. Qualcosa di più intrigante si avverte poi nelle tre tracce in cui è presente il sax, che contribuisce sicuramente a dare un po’ più di colore alla musica. Interessante il tema attorno a cui ruotano i brani dell’album, attraverso i quali il gruppo si chiede come ci si comporterebbe se fosse possibile viaggiare indietro nel tempo ed avere la possibilità di fare scelte diverse. In definitiva non vediamo nulla di nuovo all’orizzonte, ma se avete apprezzato in passato gli album dei No Name, con tutti i loro pregi e difetti (che sono poi gli stessi, in generale, del new-prog degli ultimi 20-25 anni), non faticherete ad entrare in sintonia col nuovo progetto di Kiefer e Rukavina.
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Peppe Di Spirito
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