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BRIMSTONE |
Mannsverk |
Karisma Records |
2014 |
NOR |
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Non conoscevo questo gruppo norvegese autore di quattro album che, per l’occasione, ha dato anche una sforbiciata al nome, poiché fino all’ultima uscita del 2009 si chiamava “The Brimstone solar radiation Band". Cambio che riguarda anche la grafica che accompagna il gruppo e, in questo caso, guardando le copertine dei cd precedenti, si è perso qualcosa, visto che la cover del nuovo disco è piuttosto bruttina. Questo “Mannsverk”, pur parlando la lingua degli anni settanta del rock progressive con sfumature jazzate, è in pieno stile scandinavo. Belle composizioni, suonate benissimo, dove tutto è calcolato e dove tutto sembra cristallizzato. Questa mancanza di “calore mediterraneo”, esaltata da frammenti psichedelici che si trovano in tutte le tracce del lavoro, alla fine risulta un aspetto vincente per le otto composizioni di questo cd. Si comincia con “A norvegian requiem” che, pur portandoti in determinate atmosfere musicali di trenta-quarant’anni fa, personalmente riporta tanto a quelle sensazioni che provai ascoltando il secondo album dei Landberk, grazie anche al bel timbro del cantante R. Edwards. Bel pezzo di apertura ma i fuochi d’artificio vengono sparati più tardi, passando anche attraverso pezzi come “Rubberlegged man” che, grazie a uno Hammond potente intervallato da inserti più calmi e riflessivi che ne fanno il brano più convenzionale del lotto, risulta essere il classico singolo da presentare in giro (se ancora avesse senso fare un singolo e presentarlo in giro). I pezzi più interessanti sono comunque quelli più lunghi e che si trovano alla fine del lavoro. Sia “Sjo & Land”, sia “This is the universe” infatti, con intrecci spesso jazzati, spesso acustici, spesso in pieno stile rock progressive mostrano la qualità di un gruppo che non è alle prime armi. Gruppo, come tutti quelli che vengono dal Nord Europa, con una massiccia dose di personalità e professionalità. Doti oggi indispensabili per cercare di farsi conoscere in un ambiente oramai soffocato dalle diverse modalità di fruizione della musica, dalle maree di gruppi in giro con ottime doti di autopromozione e conoscenza dei social network alla quale quasi mai corrispondono competenze musicali dello stesso livello e da un mercato fatto di rarità, vecchie glorie e cofanetti e non di ricerca del nuovo. In “Mannsverk” non c’è, comunque, niente di nuovo e niente che ti fa gridare al miracolo (come il 100% delle cose che escono in campo rock progressive e il 99% di quello che esce negli altri generi e sottogeneri musicali). E’ un onesto disco fatto da persone che sanno dove mettere le mani e nell’ora scarsa di questo lavoro ne danno ampiamente prova. Disco consigliato un po’ a tutti quelli che girano intorno al circo del rock progressive, perché i Brimstone hanno qualità che possono essere apprezzate da tutti al di là del sottogenere prediletto. Dategli una possibilità.
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Antonio Piacentini
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