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MARK WINGFIELD |
Proof of Light |
Moonjune Records |
2015 |
USA |
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Lo spirito di curiosità, in chi si predispone all’ascolto di un nuovo prodotto, è sempre grande. Fin dai tempi del vinile, i momenti del rituale di spacchettamento, visone, lettura, estrazione del prodotto e ascolto hanno sempre rappresentato un’operazione da batticuore e, lasciatemelo dire, di goduria più o meno accentuata. Con l’avvento del CD tutto si è fortemente smorzato, ma resta sempre quel momento che precede il primo ascolto, che fa un po’ da “sabato del villaggio” che genera un’attesa spesso più soddisfacente e rasserenante del successivo giorno di festa. I motivi che ci portano all’ascolto possono essere i più svariati, dalla semplice curiosità, alla casualità più estrema. Chiaro che parlare di un prodotto MoonJune esclude la casualità estrema, ma resta comunque una certa dose di accidentalità e la circostanza fortuita del suo ascolto è stata, come spesso accade, un altro episodio fortunato. Mr. Mark Wingfield è un chitarrista di grandi e limpide capacità, molto cario nell’uso dello strumento. È capace di farlo vibrare come un violino, soffiare come una tastiera e riempire di calde note e di fresche sorprese, un genere che ogni volta sembra aver dato tutto. In questo lavoro lo troviamo in trio con due splendidi elementi ricchi di un fardello fatto da notevolissime collaborazioni. Al basso troviamo infatti Yaron Stavi, musicista voluto da nomi del calibro di Robert Wyatt, Phil Manzanera e David Gilmour e alla batteria Asaf Sirkis, drummer dalla forte impostazione jazz e collaborazioni con John Abercrombie, Tim Garland e Jeff Berlin, tra i tanti. Il jazz rock dalle forte tinte progressive, uscito dal trio è qualcosa di notevole, raffinato, elegante eppure poderoso e dinamico. Poco, nell’arco dei cinquanta e passa minuti di durata, è lasciato intentato, le scorribande sanno tramutarsi in frequenti momenti melodici per divenire, un secondo più tardi, furiosa improvvisazione come in “Voltaic”. Dal jazz arrivano gli spazi per gli assolo come in “Summer Night's Story”, “Restless Mountain”, “The Way To Etretat”, stacchi e reinserimenti perfetti ci fanno gustare ogni momento. Un forte senso per la poliritmia ci porta ricordare Zappa e Brand X e sono svariati i momenti per farceli assaporare dall’opener “Mars Saffron” alla conclusiva “Proof of Light”. Lo stile di Wingfield è molto vario e personale anche se non è difficile riconoscere qualche malcelato amore ad esempio per Metheny o per Gambale, ma indubbiamente c’è tanto, tanto di suo. L’incisione altamente dinamica, pulita e raffinata ci fa ricordare grandi lavori del passato e anche se, forse, ora è tutto più semplice, be’, ascoltare qualcosa di così buono sotto tutti gli aspetti è una bella soddisfazione. Non nego, alla fine di ripetuti ascolti, che il prodotto a trio, con la sola chitarra a governare le parti melodiche, possa dare un po’ di affaticamento, specie quando i brani si arrotolano un po’ nella ripetizione del modo e delle forme e mi viene da citare “A Conversation We Had”. Ma sono davvero pochi momenti in un disco che complessivamente mi ha messo pensieri solidamente positivi.
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Roberto Vanali
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