|
VEDDA TRIBE |
Good night to the bucket |
Lizard |
2014 |
ITA |
|
Avevamo lasciato questo promettente trio cremasco con un esordio più che soddisfacente e decisamente fuori dai tipici schemi del progressive italiano contemporaneo e li ritroviamo ad un lustro di distanza, determinati a dare un taglio netto al passato attraverso una radicalizzazione della loro proposta musicale. Insomma, se per un ascoltatore casuale il loro primo cd uscito nel 1999 poteva essere un’esperienza un pò strana da affrontare, questo “Good Night To The Bucket” (Buona Notte Al Secchio!) rappresenta decisamente una bella sfida. Incrementate a dismisura le tendenze sperimentali, il suono dei Vedda Tribe è ora più elettronico, criptico ed eclettico: se l’adesione intellettuale ai King Crimson più cervellotici è ancora importante, le velleità psichedeliche e neoclassiche dell’esordio vengono in gran parte lasciate per strada o comunque ampiamente mimetizzate in un marasma sonoro di freddi synths dalle sembianze tecnologiche e spaziali, a cura del bassista Mauro Pamiro... Il discorso musicale di “Good Night To The Bucket” è quindi piuttosto ostico, anche se le vocals del chitarrista Filippo Guerini si fanno più importanti, pur sempre in un ambito vagamente amatoriale, come nel contorto e glaciale hard-prog crimsoniano di “Young Meditation”, le cui atmosfere scurissime potrebbero piacere agli estimatori dei Garden Wall, nella desolata ballata electro-industrial-fusion di “Changes III” con una coda strumentale altamente paranoica speziata di rock in opposition, oppure nella recitativa “Touch&Go”, ispirata ad un racconto breve di Ray Bradbury (“The Fruit at the Bottom of the Bowl”). L’elemento psichedelico, quando presente, è filtrato dalle pesanti sonorità tecnologiche in modo da trasmetterci un senso di alienazione talvolta quasi esasperato, come nella frenetica “Coda” strumentale o nel conclusivo ambient crepuscolare di “Good Night To The Players”; “Better Try” è invece l’episodio che forse più si avvicina al progressive rock più canonico, con una cadenza austera e marziale quasi accostabile a certe forme zeuhl. Nel caos labirintico dei Vedda Tribe possiamo in qualche modo orientarci anche attraverso il contributo ritmico della coppia Mauro Pamiro-Flavio Leva che si attesta su coordinate irregolari e sincopate, spesso deviando verso territori fusion più o meno marcati ma facilmente riconoscibili… Così, dispiace molto che i Vedda Tribe abbiano giocato e bruciato tutte le loro carte con quest’ultimo disco, avrebbero potuto affinare ulteriormente il loro avant-prog verso inedite soluzioni…
|
Giovanni Carta
Collegamenti
ad altre recensioni |
|