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YUKA AND CHRONOSHIP |
The 3d planetary chronicles |
Cherry Red Records |
2015 |
JAP |
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Yuka & Chronoship è la band di rock progressivo proveniente dal Giappone che negli ultimi anni ha fatto più parlare di sé, ottenendo recensioni e pareri sempre positivi. Questo, a prescindere dagli evidenti meriti artistici, è abbastanza insolito se si considera che in Giappone le attività promozionali per un genere ben più underground che in tutta Europa sono di solito inesistenti Una conseguenza notevole di questa attenzione è stata la partecipazione del gruppo ad alcuni festival del vecchio continente, compreso quello di Veruno lo scorso autunno, durante il quale la tastierista Yuka e i suoi compagni sembrano aver conquistato l'apprezzamento del pubblico italiano. Alla chiusura del cerchio, l'obiettivo minimo per la pubblicazione del terzo album era almeno confermare la qualità del precedente "Dino Rocket oxygen". "The 3d planetary chronicles" è stato realizzato col contributo dei fan, i quali gradiranno la riproposta del progressive in gran parte strumentale basato sulle suadenti melodie che Yuka sembra avere il dono di saper creare in quantità. L'album, per struttura e feeling, è in qualche modo un gemello del precedente, con il quale condivide anche il sottofondo fantascientifico rappresentato dai titoli dei brani e dalle poche liriche, scritte dal bassista Shun Taguchi e cantate dalla tastierista con un accento che strappa un sorriso all'ascolto, nonostante la voce sia pesantemente effettata. La musica è caratterizzata da un equilibrio tra le parti strumentali molto notevole. Le tastiere dominano nettamente solo nelle brevi tracce che si alternano ai brani più lunghi. Tra queste spicca "Galileo I", atipica nella sua costruzione vagamente dissonante. Nelle altre tracce, sintetizzatori, organo e pianoforte sono accompagnati da una sezione ritmica precisa e da una chitarra elettrica che si sforza di donare all'insieme un suono rock. I brani cardine dell'album sono tutti identificabili grazie a precisi tratti distintivi. "Stone age" è basato su azzeccate melodie e sui vocalizzi, uno dei marchi di fabbrica degli arrangiamenti creati da Yuka, "Age of steam" ha atmosfere più retrò ed è diviso in due parti, una acustica e un'altra dagli echi jazz-rock e con qualche passaggio ispirato ai King Crimson. "Wright flyer 1903" abbina alle melodie languide e ai vocalizzi delle gustose componenti fusion, con il chitarrista Takashi Myazawa in evidenza, mentre "E=c#m" è una passerella per il virtuosismo di tutta la band. "I am thee (Awakening of the cloneroid)" è la traccia più varia, con le sue atmosfere elettroniche, poi ariose e melodiche e infine rock in un crescendo trascinante molto ad effetto. La chiusura è affidata a "Birth of the Earth - Embryonic planet", che alterna continuamente parti acustiche di pianoforte e chitarra con altre elettriche di progressive tradizionale, tra mellotron, assoli e una ritmica potente e ossessiva. In conclusione, "The 3rd planetary cronicles" può essere considerato un leggero passo avanti rispetto al già ottimo "Dino rocket oxygen". Si tratta quindi di una sostanziale conferma, non di un salto notevole e non di un album che cambierà le sorti del progressive mondiale. Non so se Yuka e i suoi musicisti potranno fare meglio ma considerò già qualcosa di definitivo il saper riuscire a realizzare musica piacevole da ascoltare e non pretenziosa, che sia una sintesi efficace del passato e del presente riuscendo a mantenersi moderna e fresca. Spero, in ogni caso, che la band in futuro mantenga la propria personalità creando lavori ancora più interessanti.
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Nicola Sulas
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2018 |
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