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FATAL DESTINY |
Palindromia |
Andromeda Relix |
2016 |
ITA |
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Si muove qualcosa di significativo nell’ambito del prog-metal nazionale; qualcosa che comincia a somigliare un po’ a quell’ondata che caratterizzò l’Italia durante gli anni ’90, con band molto pubblicizzate dagli addetti ai lavori, che spesso usavano termini superlativi ad indirizzo di realtà più o meno buone (magari, il tempo ha un po’ ridimensionato certi aggettivi così enfatici). Che un’etichetta come la Andromeda Relix possa ripercorrere i brevi e coraggiosi fasti della Lucretia Records o della Underground Symphony? L’intenzione ci sarebbe tutta. Sono già state messe sotto contratto delle compagini che a parole sembrerebbero voler sconvolgere il mondo. Ma all’esame dei fatti? Si potrebbe cominciare a parlare proprio di questi Fatal Destiny, veronesi fondati nel 2011 dal batterista Nicolò Dalla Valentina e del cantante Andrea Zamboni, attorno ai quali si sono alla fine consolidati il bassista Filippo Zamboni e, dopo vari cambi, il chitarrista Riccardo Castelletti. Assieme al quartetto collabora come ospite il tastierista italoamericano Alessandro Bertoni, che ha registrato le proprie partiture nello studio dell’illustre collega, ex Dream Theater, Derek Sherinian. Prog-metal tosto, che a volte rimanda al power metal più di matrice statunitense, pur non rinnegando la melodia. Suoni votati a ricreare una sensazione di claustrofobia onirica, quindi aggressivi ed allo stesso tempo sfumati nei contorni. Anche troppo, perché molto probabilmente sarebbe stato un bene curare lo sviluppo dei toni bassi. Sarà poi un caso, ma la voce dello stesso Zamboni sembra rendere al meglio quando canta in maniera acuta (quasi sempre e questo potrebbe alla lunga stancare), mentre pecca di incisività nelle tonalità medio-basse. Tutte caratteristiche da affinare con l’esperienza, anche perché l’album in un primo momento era stato autoprodotto in quantità molto limitata, affinché fosse poi ascoltato dalla stampa specializzata e da potenziali case discografiche interessate. Una scelta vincente, visto che in breve tempo il gruppo è stato contattato dall’etichetta sopra citata. I riferimenti nostrani più evidenti sono gli Eldritch e forse anche i Labirynth (band accomunate, curiosamente, dall’avere cambiato i propri nomi con pseudonimi stranieri). “Beyond Dreams” è molto sostenuta e tecnica, con rullate d’effetto, ricordando i primi Dream Theater – magari con la versione di un James LaBrie che si sforza più del dovuto – e caratterizzata anche da rallentamenti e variazioni di atmosfera con una coda strumentale ad effetto, un po’ sull’esempio degli Shadow Gallery, anche se per tutto l’album non vi è alcun rimando ai Kansas come nel caso della compagine di Brendt Allmann e soci. “Leave Me Here” ha sicuramente attinto dall’amato/odiato “Falling into infinity” degli stessi ‘Theater, con dei refrain e passaggi di pianoforte decisamente accattivanti che potrebbero anche passare per radio durante una trasmissione idonea. “The Gate of Time” è quella più “farcita” di elementi prog-metal, con qualcosa di vago dei Rush nel ritornello, elemento ancora più accentuato su “Dear Amy”; tra le due, la più melodica “Feel Alone” e le sue sezioni strumentali (tanto decantate online in sede di recensioni all’interno dei vari siti), che però sembrano decisamente inferiori rispetto alla già citata “Dear Amy”.
“Human Factory” è il brano che racchiude complessivamente un po’ tutte le caratteristiche, con un ritornello di facile presa, strofe theateriane, assoli di synth, chitarra che detta i cambiamenti d’umore, sezione ritmica ben impostata ed un nuovo sguardo verso gli Shadow Gallery e forse anche ai tedeschi Rough Silk. Conclusione con “No Devil Lived On”, un’introduzione suonata al contrario che diventa un’outro, dando così senso al vero e proprio concetto di palindromia (palindromo in greco significa “percorso”; attribuito ad una parola, vuol dire che può essere letta in entrambi i sensi), che in quanto fobia comunque non esiste. Per concludere, si può aggiungere che gli autori di questo lavoro – più che discreto – si trasferiranno presto a Londra per tentare una fortuna ancora maggiore. Se non è determinazione questa…
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Michele Merenda
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