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CYRIL |
Paralyzed |
Progressive Promotion Records |
2016 |
GER |
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Dopo tre anni di attesa i Cyril del tastierista Marek Arnold si ripropongono, sempre con la Progressive Promotion Records (valente label tedesca), con “Paralyzed” e con una line-up invariata rispetto all’esordio di “Gone through years” datato 2013. Come da trade mark della PPR, anche se non mancano delle eccezioni, la proposta della band va ad inserirsi e ad aggiungersi al filone new prog melodico con qualche incursione nel metal. E’ altrettanto vero che, in alcuni dei 7 brani che compongono l’album, l’utilizzo del sax e del clarinetto spingono il sound del gruppo verso territori, se non inesplorati, quanto meno più ricercati ed originali. “Scarlet walking”, dopo una introduzione decisamente tranquilla, cambia registro e diventa più dinamica ed aggressiva. Il brano, pur non brillando in fantasia, risulta comunque di gradevole ascolto. La title track è una piacevole soft-song arricchita da un convincente “solo” di chitarra di Ralf Dietsch subito doppiato dalle tastiere di Arnold .“Remember me” è un intreccio continuo tra metal e new prog con la “chicca” del clarinetto, ad inizio brano e del sax ad addolcirne il bel finale. “Rainbow”, con la sua chitarra “spagnoleggiante” e le ammiccanti atmosfere latine, offre un altro spaccato della musica dei ragazzi tedeschi. “Peal of thunder” è una piacevole pop-rock song dal buon impatto melodico. Il meglio viene però lasciato al finale. I 18 minuti di “Secret place pt. 1” non aggiungeranno nulla alla storia del prog, ma sono sicuramente un bel sentire. Cinque minuti preparatori ed interlocutori, poi la band inizia a “spingere” sull’acceleratore, senza eccedere peraltro, creando ottime melodie e bei momenti strumentali. Anche i due vocalist, Larry Brödel e Manuel Schmid, crescono in intensità ed i fiati fanno il resto. Un sound di facile appeal, se vogliamo, ma eseguito con classe ed eleganza. E il fatto che venga indicata come “part 1”, ci fa ben sperare per il seguito. Come detto “Paralyzed” non farà la storia del (prog) rock, ma è comunque un album di piacevole ascolto, discretamente intrigante in alcuni momenti, prevedibile in altri, ma comunque meritevole di una chance. Evidentemente se siete di gusti più “difficili”, bypassatelo pure.
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Valentino Butti
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