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MOGADOR |
Chaptersend |
Mentalchemy Records |
2017 |
ITA |
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Il progetto Mogador del sempre attivissimo Luca Briccola e di Richard Allen giunge al quarto capitolo in otto anni di attività. “Chaptersend” (composto da tredici brani) può essere interpretato come la chiusura della prima fase della storia della band. Un lavoro idealmente diviso in due parti: la prima composta da alcuni brani inediti e dalla versione originaria di “Alone” (ora “Still Alone”); la seconda comprende invece nuove versioni di “Tell me smiling child” e della “Fundamental Elements Suite”, presenti entrambe nell’album d’esordio del 2009. Rispetto all’ultimo “Absinthe Tales of Romantic Visions”, datato 2012, alla band si sono aggiunti Samuele Dotti alle tastiere e Salvatore Battello al basso. Nel ruolo di vocals principale confermato Marco Terzaghi che, con i due leader Briccola (chitarre, basso e flauto) e Allen (batteria e voce), completa la line-up per questo nuovo lavoro. Si apre con l’energica “Summer Sun”: ritmica possente appena stemperata dal violino di Ida Di Vita. Tastiere vintage ed una chitarra ficcante accompagnano il cantato in inglese, poi sul finale il violino torna ad essere attore protagonista. Molto bella “The Escapologist”: l’inizio è “tellurico”, poi il brano si adagia su un rock d’annata con le tastiere di Dotti, gli arpeggi di Briccola e l’espressiva voce di Terzaghi. Il cerchio si chiude con le dinamiche heavy degli inizi. Più soft “Deep Blue Steps”, ben cantato da Richard Allen e con l’importante apporto di Elisa Salvaterra al flauto. Struggente il finale sulle note del piano di Dotti, autore anche delle musiche del brano. Ottima la crepuscolare “Josephine’s Regrets” (con cameo di Jon Davison degli Yes), dai piacevoli spunti melodici. Ricca di bei momenti la “Elements Suite” (in realtà quattro brani indipendenti che parlano dei quattro elementi): “The Tide’s Undertow” (l’acqua…) è un piacevole brano dall’azzeccato ritornello; “The Salamander” (il fuoco) è invece decisamente heavy rock con un gran lavoro ritmico, qualche pregevole apertura sinfonica, un altro piacevole refrain ed un bel guitar-solo di Briccola sul finale; “Floating in the Void” (a rappresentare l’aria) è una cavalcata strumentale a tinte forti in cui, a turno, diventano protagonisti la sei corde di Briccola, le tastiere di Dotti ed una ritmica sempre rocciosa. Un brano forse un poco auto indulgente, ma di grande valore. Le due sezioni finali, “Mammon’s Greed: Eternity’s Gift” e “Mammon’s Greed: Infinity’s Price” (dedicate all’elemento terra) alternano momenti deliziosamente acustici ad altri aspri e ruvidi che, come avrete capito, fanno parte del DNA del gruppo. “Chaptersend” è nel complesso un lavoro riuscito e che potrà accontentare sia l’amante del prog romantico, sia chi “sguazza” volentieri in territori più hard/heavy perché nell’album troverete sia gli uni che gli altri in buona misura.
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Valentino Butti
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