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FEM Mutazione autoprod. 2018 ITA

Dopo il piacevole esordio su cd con “Sulla bolla di sapone”, un concept album ispirato ad un racconto di Kurd Lasswitz, (che era stato comunque preceduto dall’EP “Epsilon” del 2012), ecco il secondo lavoro dei brianzoli FEM (Forza Elettro Motrice) intitolato “Mutazione”. Titolo più che appropriato essendo il cambiamento il filo conduttore delle liriche dell’album, ma anche a livello musicale (con una proposta più matura ed articolata) e nei componenti la band. Sono entrati, infatti, in pianta stabile nel gruppo, il nuovo vocalist (e violinista) Alessandro Graziano e Pietro Bertoni ad occuparsi di trombe, tromboni, eufonio e glockenspiel che vanno aggiungersi allo zoccolo duro rappresentato da Alberto Citterio (tastiere), Paolo Colombo (chitarre), Marco Buzzi (basso) ed Emanuele Borsati (batteria e chitarre acustiche). Il contributo delle due new entry risulta importante contribuendo, con i loro strumenti, ad allargare le sfumature sonore della band. Il tutto viene sintetizzato in nove composizioni (la prima, brevissima, di neanche trenta secondi) per circa cinquanta minuti di durata.
Un lavoro omogeneo, compatto, maturo, fresco e variegato nel suo presentarsi. “Il palazzo del caos” (pochi secondi di solo… tromboni…) ci conduce all’ascolto di uno dei pezzi forti dell’album: “Io mi trasformo”. Un crescendo strumentale e poi iniziamo a conoscere la bella voce di Graziano, carezzevole, ma grintosa all’occasione. Salgono sul proscenio gli altri strumenti con le tastiere di Citterio (sue le musiche di quasi tutti i brani, gli altri di Borsati) in evidenza. Il refrain di facile presa rende il brano subito facile da ricordare. Davvero bello.
La forma-canzone (già presente nel primo album) ci pare la vera forza del gruppo (unica eccezione, il brano finale di dieci minuti…), riuscendo a sintetizzare le numerose idee in un format relativamente breve, evitando la facile tentazione di finire nelle sabbie mobili di inutili e fuorvianti lungaggini, per andare direttamente al cuore dell’ascoltatore. Non che manchino momenti articolati e complessi, ma sempre al servizio del brano e mai virtuosismo di “grana grossa” per (tentare di) stupire.
Introdotta da tastiere e fiati anche “La cura delle cose” è una piccola gemma: piano piano cresce l’intensità emotiva che raggiunge l’acme con le note del trombone ed i “solos” di chitarre tastiere. Eufonio e piano danno il la a “Musica di vento”, deliziosa soft-song impreziosita da un bell’intervento dell’elettrica di Colombo e con liriche di valore (non sempre all’altezza in molti gruppi italiani…). “Mai tardi” è forse la traccia più sperimentale dell’album, con slanci funky e jazz-rock e dove i componenti la band si lanciano in ardite trame strumentali. “Il cielo di sé” è un'altra delle composizioni migliori: ariosa e frizzante, mentre imperversano ora le tastiere di Citterio, ora una ritmica decisa, ora la chitarra di Colombo. “Attesa”, tre minuti scarsi, porta un po’ di quiete con la sua atmosfera soffusa e malinconica scandita dalle tristi note del violino di Graziano. La title track, interamente strumentale, dimostra ancora una volta la capacità della band di fare proprie disparate influenze e raccoglierle in un unicum godibilissimo. “Se c’è una buona ragione” chiude in bellezza “Mutazione” con i suoi colori vintage. Si tratta del brano più pretenzioso dell’album: ritmica incalzante, un melodico intervento della chitarra di Colombo, un bell’inserto acustico a cui fanno da contraltare riff decisi dell’elettrica e tastiere turgide, mentre basso e batteria impazzano decisi. Un organo “cattedralico” conferisce un’impronta sacrale al brano prima di riabbracciare la voce di Graziano e poi sorseggiare, avidi, il sinfonico finale.
Avevamo lasciato una band promettente, troviamo, a distanza di qualche anno, un gruppo più consapevole e maturo che ha saputo, senza snaturarsi, fare un ulteriore passo avanti (se non due o più…) a livello creativo tanto da ergersi tra le realtà migliori del panorama progressive italiano. Complimenti meritatissimi.



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Valentino Butti

Collegamenti ad altre recensioni

F.E.M. PROG BAND Epsilon 2012 
FEM Sulla bolla di sapone 2014 

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