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BARO PROG-JETS |
Lucillo & Giada / Topic Würlenio |
Andromeda Relix |
2019 |
ITA |
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Alberto Molesini, in arte “Baro”, polistrumentista veneto, iniziò a comporre i due album che vedono, grazie all’Andromeda Relix, solo oggi la luce, circa quaranta anni fa, ancora adolescente. In particolare la prima versione di “Lucillo & Giada” fu elaborata a cavallo degli anni ‘70 e ’80, quando era uno dei membri del gruppo “La Sintesi”, mentre del periodo 1981/83 è “Topic Würlenio”. Entrambi i lavori avevano la funzione primaria di “creare” una set-list live per il gruppo. Dopo ulteriori esperienze, l’ultima delle quali come bassista-ospite dei “Marygold” (bello il loro “One light year”), una serie di combinazioni (la conoscenza dei responsabili della Andromeda Relix, l’essere citato in un libro dedicato al progressive italiano) convincono Molesini a riprendere in mano il materiale composto in gioventù. Ecco, dunque, questo doppio cd, edito proprio dalla Andromeda Relix nei primi mesi del 2019. Il primo “Lucillo & Giada” è un concept album fantapolitico suddiviso come in un’opera teatrale in 4 scene (per 11 canzoni totali e 44 minuti di durata) in cui Molesini si occupa, oltre che del basso, delle chitarre, delle tastiere e del canto. Ospiti dell’album Gigi Murari alla batteria, Massimo Basaglia alle chitarre in alcuni brani, Paolo Zanella al piano (in un brano) ed Erica Cipriani alla voce (anche lei in un solo brano), cioè la line-up de “La Sintesi” che proponeva on stage l’opera o almeno una parte di essa. Superfluo soffermarci sui singoli brani, meglio considerare l’album nel suo insieme come un unico lungo pezzo: ecco un raffinato prog sinfonico, cantato in italiano (tranne un brano… bilingue…), ricco di impasti vocali (un po’ alla New Trolls), di notevole vivacità melodica, con buoni passaggi strumentali più vicini al rock/new prog dei primi anni ‘80 (anni in cui fu elaborato il concept, non dimentichiamolo) che non alle sonorità del decennio d’oro precedente. Se proprio fossimo“costretti” a scegliere un brano che più di altri sappia rappresentare al meglio il progetto sceglieremmo “Il polo di Eden”, con una morbida introduzione affidata alla chitarra acustica ed al flauto seguito da un crescendo strumentale che anticipa il cantato. Segue una svolta appena più heavy con la chitarra elettrica in evidenza in alternanza con le tastiere e poi, a chiudere, canti e controcanti ariosi. Nel complesso un lavoro gradevole, a tratti ingenuo, ma con delle belle idee non sempre portate compiutamente a termine… ma era un Molesini molto molto giovane. Di tutt’altro “peso” è “Topic Würlenio”, suddiviso in 9 tracce che, benché slegate tra loro, hanno come corollario la traccia 1 e la traccia 9 col medesimo titolo “Mosaico d’uomo-intro” e …”Mosaico d’uomo” (diviso in tre sezioni). Enfatica e breve introduzione di tastiere la prima, brillante, ma dai suoni un po’ “freddi” la seconda. Largo spazio affidato ai cori, sempre piacevoli, che rimandano ai New Trolls e al… Castello di Atlante. Quello dei suoni “freddi” è un po’ il segno dei tempi, i primi anni ’80, quindi non ci stupiamo più di tanto di fronte a certe sonorità, come nella gradevole “Tracce di un’avventura”, con il basso in primo piano e tastiere sfavillanti. “Ach the stomach contraction”, introdotta dalla chitarra acustica, è un altro pezzo riuscito, con notevoli linee di basso, interessanti squarci strumentali, mentre difettano un poco le parti cantate. Il tentativo di fare convivere l’easy listening vocale con strutture musicali più complesse è il fil rouge degli altri brani e non sempre il risultato convince: insipida “Attesa” e troppo melensa “Chiare gocce di pioggia”. La title track risulta essere una delle tracce più interessanti con trame articolate veramente piacevoli. Un lavoro, questo “Topic Würlenio”, con luci ed ombre. Le “luci” sono la facilità melodica che pervade le composizioni di Molesini, dalle più semplici alle più elaborate. Le “ombre” sono le già citate sonorità usate che, paradossalmente, appaiono più datate che non quelle “vintage” anni ’70 e inoltre una certa ripetitività delle soluzioni canore. Vediamo ora cosa Molesini/Baro vorrà fare “da grande”, se riaprire ancora una volta i cassetti di gioventù oppure dedicarsi a musica nuova di zecca.
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Valentino Butti
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