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LATTE MIELE 2.0 |
Paganini experience |
Black Widow Records |
2019 |
ITA |
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Svestiti I panni dei “Latte & Miele” con “Passio Secundum Mattheum - The complete work”, Massimo Gori (basso-chitarra-voce), uno dei membri storici della band (ma non nella formazione originaria, entrando nel gruppo solo con “Aquile e scoiattoli”) ci riprova con una nuova incarnazione, targata nuovo millennio: Latte Miele 2.0. Compagni di avventura, un altro degli elementi “storici” dei seventies, Luciano Poltini (tastiere, pianoforte, organo, cori), Marco Biggi (esperto batterista, già con i Garybaldi) e la virtuosa violinista Elena Aiello (dell’Orchestra del Teatro Carlo Felice). “Paganini experience” è un concept album dedicato alla vita “maledetta” del noto musicista genovese Niccolò Paganini, per certi aspetti, la prima rock star del firmamento musicale. Un lavoro ambizioso le cui dinamiche incontrano la musica classica ed il prog sinfonico, i New Trolls del “Concerto Grosso” e gli “Emerson Lake & Palmer” senza gli eccessi di questi ultimi. Nove brani per raccontare la vita del talento musicale precoce e autodidatta, della sua vita sregolata, dei suoi eccessi, delle sue cadute… insomma la vita di una rock star ante litteram… Lo strumentale “Inno” apre nel migliore dei modi l’album. Il brano è “nato” proprio negli stessi giorni in cui ci lasciava Keith Emerson (punto di riferimento dello stesso Poltini), il quale è omaggiato con il “solo” di Hammond estratto da “The endless enigma” del supergruppo britannico. Quattro minuti scarsi dove è evidente l’influenza del “Concerto grosso” dei New Trolls e degli stessi EL&P, non solo per le tastiere di Poltini ma anche per la potenza sonora della sezione ritmica. Il violino della Aiello, onnipresente, è la classica ciliegina sulla torta. “Via del colle” (dove si trovava l’abitazione di Paganini) racconta l’infanzia “diversa” e malinconica del musicista. Un brano struggente, toccante, ben interpretato dalla voce di Gori e con i soliti Poltini ed Aiello a fare sfoggio di bravura… senza dimenticare il drumming di Biggi. “L’ora delle tenebre”, il momento dei “diversi”, del diavolo, è un altro dei momenti cardine del lavoro. Aleggia sempre lo spettro del trio inglese, ma addolcito dal violino, che ci porta in ambito Curved Air, e dalle melodie tipicamente italiane. “Cantabile 2019” si presta alla presenza vocale del coro dei Cluster che accompagna la performance della Aiello al violino. Segue “Porto di notte”, notevole brano rock con in primo piano la chitarra di Gori e con un bel “solo” di synth di Poltini, mentre al violino è affidato il raffinato finale. “Charlotte” è uno splendido bozzetto strumentale per violino e piano che ricorda un amore proibito del Maestro durante il soggiorno londinese. “Danza di luce”, divisa in due movimenti e contenente un estratto di un “Capriccio” dello stesso Paganini, è un bell’esempio del connubio tra rock e classica e che si segnala per la presenza dell’ospite Aldo De Scalzi al wind controller. Ottimo il “solo” di Hammond sul finale ed il contributo ritmico di Gori e Biggi. “Angel” è una cover molto personale del brano di Jimi Hendrix, altro artista poco convenzionale. Una ballata impreziosita da qualche intervento dei synth di Poltini, memore del famoso “solo” di Emerson su “Lucky man”…forse. Chiusura “piena di grazia” con “Cantabile 1835” (opera del Maestro) eseguito da Elena Aiello sia al violino sia al pianoforte. Un vero e proprio punto esclamativo non solo sul brano, ma sull’intero lavoro. Davvero di pregevole fattura… e per nulla un’operazione nostalgia…
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Valentino Butti
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