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ANNIE BARBAZZA / MAX REPETTI |
Moonchild |
Manticore Records |
2018 |
ITA |
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"Congelata" per quarant'anni, la Manticore Records è tornata a rivivere pochi anni fa su iniziativa di Greg Lake. Lo storico cantante e bassista, poco prima di morire, oltre a far rinascere l'attività dell'etichetta discografica, ha lanciato Annie Barbazza, una cantante italiana che negli ultimi tempi sta facendo parlare molto e bene di sé, puntando su di lei per un progetto di rivisitazione di sue canzoni che non poteva più seguire in prima persona dopo che gli era stata diagnostica la terribile malattia che qualche anno fa ce lo ha portato via. Annie già da tempo propone concerti in cui, con una strumentazione spesso ridotta all'osso (voce, piano, chitarra acustica), presenta brani che hanno fatto la storia, principalmente del prog, ma non solo. Esistono anche un paio di cd autoprodotti denominati "Annie's playlist" che già testimoniano bene le qualità della vocalist. Ma è con questo "Moonchild", registrato insieme al pianista Max Repetti, che la Barbazza fa il suo debutto in grande stile. "Protetta" e sostenuta da Lake, si cimenta per l'occasione in una serie di pezzi che omaggiano l'amico scomparso. Non basta una gran bravura per affrontare un repertorio del genere, che noi appassionati conosciamo a memoria da anni e che è caratterizzato da vere e proprie pagine fondamentali del prog, ci vuole anche molto coraggio. Sì, perché stiamo parlando di quattro pezzi dei cinque che componevano l'esordio dei King Crimson, della title-track di "In the wake of Poseidon" e di un po' di composizioni notissime di Emerson, Lake & Palmer. Insomma, il rischio di fare brutta figura affrontando una sfida del genere è piuttosto elevato. E invece Annie ne esce pienamente vincitrice, per merito di una grande prova vocale, non solo a livello di esecuzione, ma anche a livello di interpretazione e capacità di coinvolgimento. Con la sua voce al contempo calda e potente riesce a dare un’ottima impressione su ogni traccia dell'album. Il piacere di riascoltare brani meravigliosi in questa forma più intimista, partendo proprio dalle fondamenta, con una performance così emozionante è davvero così elevato che la voglia di riascoltare questo disco c'è sempre, nonostante si tratti di pezzi che, come già detto, sono nel nostro cuore e nella nostra testa da tempo. Magari può risultare un po' ordinario l'accompagnamento pianistico di Repetti, a cui è mancata forse quella scintilla per dare un qualcosa in più da un punto di vista strumentale, ma il risultato finale è a dir poco ottimo. Sì, il buon Greg ci aveva visto bene! Annie ha un talento cristallino e sembra indirizzarlo nel migliore dei modi, come ha dimostrato anche su “Life size” di John Greaves; sarà sicuramente interessante prestare attenzione a quello che sarà il seguito della sua carriera.
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Peppe Di Spirito
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