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JJ CHARDEAU In terra cognita? L. Records 2019 FRA

Personaggio interessante Chardeau. Anche se attivo fin dalla fine degli anni ’80 fece parlare un po’ di sé negli ambienti del progressive rock nel 2005 con l’interessante progetto “Hors portée”, per poi proseguire un po’ tra il silenzio generale con vari altri album ed EP. Nel 2019, grazie anche al supporto della Cherry Red Records, si fa notare con la pubblicazione di “In terra cognita?”. Se già con il citato “Hors portée” era riuscito a coinvolgere un bel po’ di personaggi di spicco della scena jazz e fusion francese, ecco che con questo nuovo lavoro si contorna di una vera e propria parata di stelle. Impossibile nominare tutti gli artisti coinvolti, ci limitiamo a qualche nome che sicuramente dovrebbe dire “qualcosa” ai nostri lettori: Brian Auger, Christian e Francis Decamps, Martin Barre, Jerry Goodman, Roberto Tiranti, Alan Simon, Alex Ligertwood, Michael Sadler, John Helliwell. Ricordiamo inoltre che molti dei non citati sono comunque legati a leggende del rock del calibro di Chicago, John Mellencamp, Spirit, Canned Heat... Basta come presentazione? Inevitabile aspettarsi tanto da un tale nucleo di artisti. Anche l’organizzazione del concept risulta particolarmente ambiziosa. Questo cd, infatti, è solo il primo dei previsti quattro volumi di un’opera mastodontica che Chardeau ha completato nell’arco di venti anni e che ha denominato “Magical Musical Man”. Si tratta di un vero e proprio viaggio intorno al mondo e alle innumerevoli culture che si possono incontrare e vede una premessa fantascientifica: il computer di bordo del Magical Musical Man va in tilt ed il protagonista apprende che è destinato ad atterrare su un pianeta denominato Terra e abitato dai “Degenerati”. Si rivolge così al Dio, creatore dell’universo, che però ha solo un vago ricordo dei primi abitanti del pianeta e di un litigio a causa di una mela. Ed ecco, alla fine, la decisione di accompagnare il Magical Musical Man in questo viaggio di riscoperta. Andiamo ora a scoprire effettivamente cosa offre questo disco da un punto di vista musicale. “Evolution (MMM Ouverture)” è un pezzo introduttivo dal sapore classicheggiante e condito da cori epici e stravaganti che funge da apripista ad un lavoro che ha tanta carne al fuoco, una sorta di opera rock capace di passare da un orientamento stilistico all’altro in un battibaleno. Si va dal rock barocco con piano, violino e flauto in bella evidenza (e con svariati rimandi a famose opere classiche di compositori russi, incluso “Pictures at an exhibition”) di “Dream in Moscow” ai sapori d’oriente di “Black Taj Mahal, con tanto di sitar e tablas; dalle atmosfere misteriose e vagamente new age di “Farewell Lhassa” al jazz-rock in crescendo e saltellante di “DMZ”, dalla tradizione giapponese che incontra la canzone francese e il rock in “Frisson Nippon” alla spensieratezza pop-rock-prog di “Les larmes du Pacifique”. E ancora si va incontro alla world music di “Nunavut”, “Cabale Kabyle” e “Tchad”, al rock tirato di “Tha last rockaway”, alle sonorità latine vivaci per “Pablo Tequila” e malinconiche per “Machu Picchu”, al prog sinfonico che si incrocia con il Medioriente in “Wall of laments”, al ritmato e altisonante finale di “The end?” che porta a termine la prima parte della saga. Con tutta questa varietà, il rischio di creare una confusione che inficiasse pesantemente il prodotto finale era alto, ma Chardeau è riuscito a districarsi bene e a rendere pienamente godibile questo viaggio di quasi settanta minuti. Aspettiamo la seconda parte per vedere come proseguirà.



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Peppe Di Spirito

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CHARDEAU Hors portée - Highlight / Instrumental Selection 2005 

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