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CHOCLAT FROG Snapshot autoprod. 2021 GER

Dietro al moniker cHoclat FRoG troviamo il binomio tedesco composto da Tim Ludwig (basso, chitarra e voce secondaria) e Rainer Ludwig (voce, batteria, tastiere e strumenti vari), entrambi provenienti dai defunti The Stock. Terminata l’avventura con la precedente band, i due hanno proseguito in autonomia le proprie ricerche musicali, iniziando ad elaborare tutta una serie di bozze musicali eterogenee che attraverso una serie di iterazioni successive hanno dato vita nel 2021 all’album “Snapshot”.
Come suggerisce sia il titolo, sia la genesi dell’album, il disco in questione è un insieme di istantanee musicali assemblate tra di loro con un approccio dadaista ma il risultato finale è tutt’altro che disomogeneo. Infatti nella concezione degli autori, ma anche in pratica, il disco è pensato come il fluire di notizie differenti all’interno di un telegiornale; i brani che lo compongono, non a caso chiamati parti, possono quindi essere percepiti sia come canzoni a sé stanti sia come parti di un’unica grande suite. Anche la musica è di difficile catalogazione, sicuramente di base c’è molto avant-prog, Zappa è certamente un riferimento più che evidente, ma ci sono anche molte componenti che esulano dal prog e che vanno ricercate nel post punk anni ‘80 più sperimentale e nell’alternative rock anni ‘90 più vicino al metal. La voce, spesso declamata, in alcune parti quasi rappata, è sicuramente funzionale con la proposta così come da un punto di vista timbrico l’album non è estremamente variegato. Solitamente chitarre, quasi sempre distorte, e tastiere si alternano nel prendersi la scena supportata da una sezione ritmica possente e quasi zeuhl. Ogni brano è costituito da un’idea di base che viene esplorata in lungo e largo senza troppe sorprese. Tutto ciò se da un lato regala compattezza ed una sensazione quasi claustrofobica, dall’altro può appesantire l’ascolto. I momenti migliori li troviamo nelle parti più aggressive dell’album, come nella traccia iniziale, con un bel riffone incalzante e una linea di basso un po’ sghemba, o il delirio musicale della parte 10.
Mi sento di dire che, pur non rientrando pienamente nei miei gusti musicali, “Snapshot” sia un’operazione riuscita, quelli che sono limiti per me, in realtà sono scelte artistiche volute e non mi sento quindi di criticarle. In generale penso sia un album che possa entrare più nelle grazie di appassionati di rock sperimentale che degli amanti del progressive rock anche più avanguardistico, ma sicuramente deve e potrà incuriosire qualsiasi tipo di ascoltatore.



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Francesco Inglima

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