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Secondo disco che nasce dalla collaborazione tra David Cross e Andrew Keeling, dopo “English Sun”, uscito nel 2009. Si tratta di un lavoro sperimentale ed è il terzo volume di una serie denominata “Electric chamber music”, nella quale Cross cerca soluzioni che permettano di avvicinare elementi di musica classica, avanguardia, rock ed elettronica. Il musicista a tutti noto come membro dei King Crimson nel 1973-74 è impegnato, come al solito, al violino elettrico, mentre Keeling suona flauto, tastiere e chitarra. In cinquantasei minuti il duo mette in mostra uno spirito di ricerca intrigante, ma al contempo non semplice da assimilare. Spesso, infatti, si è di fronte a soluzioni cameristiche e dissonanti, con dialoghi particolari tra gli strumenti, pronti ad alternarsi alla guida. A volte, come nei nove minuti e mezzo della title-track, si creano atmosfere misteriose, con flauto e violino a inseguirsi e a intrecciarsi con le loro melodie classicheggianti e malinconiche. È vero che la strumentazione è ridotta, ma la struttura delle composizioni, l’eccellente tecnica dei musicisti e l’impiego di tecnologia moderna e di effetti elettronici fanno sì che una volta entrati in sintonia con lo spirito del lavoro si rimane colpiti dalla fantasia della proposta e da come la coppia Cross-Keeling sia capace di mantenere viva l’attenzione. A volte sono piccoli dettagli a colpire e a inserirsi benissimo in un contesto stravagante, come i lievi sospiri di Keeling prima di soffiare nel flauto, o le corde pizzicate del violino che trasmettono una certa tensione. E se spesso a prevalere è la voglia di sperimentare, di puntare su indirizzi sonori non convenzionali, di fare “cose strane”, non mancano improvvisi momenti in cui la delicatezza di melodie ariose e raffinate rivela un feeling immediato. Non siamo certo di fronte ad un disco di facile ascolto. La vena sperimentale è alta, anche se non arriva mai a estremismi indigeribili. Si respira un’aria autunnale, che trasmette un senso di malinconia non indifferente. Con ripetuti ascolti, forse, anche chi non è avvezzo a questo tipo di sonorità può apprezzare la musica proposta da Cross e Keeling. Di certo non è un lavoro destinato a chi cerca il classico rock sinfonico ed una costante solarità; a gioire della musica contenuta in “October is marigold” saranno soprattutto gli ascoltatori che amano essere sorpresi, che non disdegnano il carattere cupo che avvolge le composizioni, che sono a loro agio con dissonanze e con gli accostamenti tra musica da camera e sonorità moderne.
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