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ROBERT SCHROEDER |
Spaces of a dream |
Spheric Music |
2022 |
GER |
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Il buon vecchio Robert Schroeder si distingue ancora per l'alta prolificità della sua produzione, circa un disco all'anno di qualità più che accettabile per i suoi estimatori, ed immancabilmente ci accompagna in questo 2022 con “Spaces Of A Dream” verso territori sempre più onirici ed astratti sul tema sogno-REM-viaggi astrali: copertina e titoli non lasciano troppo spazio all'immaginazione e sono abbastanza espliciti, con uno sguardo forse più distaccato ed analitico con titoli come “Mind Recorder”, “Neuron Transmitter”, “REM Phases”... A proposito di titoli, chiamare il pezzo d'apertura “Dream Theater”, insomma, forse quantomeno discutibile, per ovvi motivi! Possiamo comunque perdonare tutto al buon Schroeder, anche perché qui siamo ancora su buoni e rilassanti livelli di chill-out ambient di derivazione Klaus Schulze, elegante e mai sopra le righe, progressive elettronica che in buona parte mantiene le tipiche coordinate di uno stile cosmico, freddo, talvolta monolitico e distante quanto effimero nel suo fascino; il lavoro di produzione a 24 bit rende ancora più piacevole ed immersivo l'ascolto, soprattutto se goduto con un buon paio di cuffie... Ripensando ai titoli del cd è comunque più facile pensare alla musica come un'unica lunga suite di 50 minuti, grazie ad una impostazione stilistica piuttosto omogenea ed articolata nei suoi armoniosi e vellutati arrangiamenti: i brani fluiscono gradevolmente e fragilmente, le melodie oniriche favoriscono un certo tipo di assetto mentale, percezioni e sensazioni, esperienze scaturite dal nostro inconscio e chissà forse proiettate anche un pochino più in là oltre la nostra sfera puramente personale e fisica... Guardando indietro ai suoi ultimi più recenti lavori, possiamo notare come Robert Schroeder sia comunque saldamente fedele, per non dire immobile, alla propria visione musicale, in “Spaces Of A Dream” la musica segue coerentemente la tematica del concept con forse uno sguardo più introspettivo ed una dimensione forse più incline alla session elettronica dal vivo piuttosto che brani ben definiti e delineati in studio, concezione musicale più avventurosa che in definitiva meglio si adatta al concetto di viaggio mistico. Mi sembra che Schroeder abbia esaminato ed esplorato tutte, o almeno gran parte, le possibilità di genere; il rischio del manierismo per fortuna è sempre bilanciato da una buona sensibilità compositiva, comunque è sempre lecito aspettarsi qualche nuova interessante variazione per i prossimi lavori!
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Giovanni Carta
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