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SAMMAL |
Aika laulaa |
Svart Records |
2022 |
FIN |
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I Sammal si sono accattivati l’attenzione degli appassionati fin dal loro debutto, l’omonimo album uscito nel 2013 intriso di fragranze psichedeliche e folk di grande appeal, al quale seguirono, nel 2015 e nel 2018, altri due dischi altrettanto interessanti intitolati rispettivamente “Myrskyvaroitus” e “Suuliekki”. Questa nuova opera era di conseguenza attesa da molti. Purtroppo però nel frattempo la formazione si è in parte sfaldata, con l’avvicendamento di Ami Kaian al basso al posto di Lasse Ilano ma soprattutto con la perdita del tastierista e chitarrista Juhani Laine. Gli elementi si sono quindi ridotti a 4 con il chitarrista Jura Salmi costretto a farsi carico delle parti tastieristiche, ricreate fondamentalmente grazie al pedale. La voce rimane quella ruvida e grintosa di Jan-Erik Kiviniemi mentre alla batteria si conferma Tuomas Karivaara. Contemporaneamente il gruppo ha deciso di dare maggiore risalto alle liriche, e ce ne sono sia in finlandese che in inglese e in svedese, con l’intento di rendere i brani più diretti e comunicativi: non a caso “Aika laulaa” significa “tempo di cantare”. Possiamo quindi apprezzare 8 brani abbastanza brevi, per una durata complessiva di 42 minuti, che entrando rapidamente dalle orecchie, raggiungono muscoli, ossa e stomaco per farli vibrare e pulsare senza troppi preamboli o passaggi emotivi. La musica è sempre diretta e sanguigna, con arrangiamenti portati all’osso e si basa su riff potenti impastati con persistenti umori psichedelici. Per quanto non sia nulla di così tanto originale, un pezzo come “λ”, strumentale questa volta, possiede tanto groove con le sue cadenze ritmiche ed oscure, le piccole interferenze elettroniche ed un finale folkish molto magnetico. Molto più divertente se vogliamo si presenta “På knivan”, il potente pezzo di apertura che ricorda un po’ i Focus. In altri momenti i suoni si induriscono e “Sehr Kryptisch” segue più la scia degli Iron Butterfly per poi degenerare un po’ sul finale quando il canto si trasforma (ma si tratta di un episodio isolato) in un growl. “Grym maskin” ha le sembianze di un blues dimostrandoci come il gruppo ami ancora variare stile all’occorrenza. “Katse vuotaa”, il brano di congedo, viene molto spinto dai riff chitarristici e scorre con molta energia, grazie anche ad assoli dirompenti e alla performance vocale di Jan-Erik ma rimane un semplice brano di ispirazione hard rock. Mi spiace molto che Jura Salmi sia convinto che gli effetti del pedale possano sostituire completamente l’apporto di un tastierista in piena regola. Sicuramente un loro buon uso arricchisce il sound e permette di trovare soluzioni interessanti ma nel nostro caso si viene a creare una specie di vuoto che si percepisce in modo molto netto, soprattutto se dobbiamo fare un confronto con le passate produzioni. La storia dei Sammal non finisce con questo album e c’è sempre tempo per cambiare idea. Aspetteremo quindi di vedere quali saranno le future evoluzioni di questo valido gruppo.
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Jessica Attene
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