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LIMITE ACQUE SICURE Limite acque sicure Minotauro Records 2022 ITA

La fantasia delle prog band di casa nostra è veramente senza fine e “Limite Acque Sicure”, questo il nome scelto dal sestetto ferrarese, ne rappresenta l’ennesima conferma. Grazie a questo monicker, risulta già chiaro, o quasi, il tipo di proposta che andremo ad analizzare. Il gruppo, nato come cover band del Banco, delle Orme e della PFM, è composto da elementi provenienti da “generi” diversi, che hanno saputo far confluire il loro talento e dar vita a questo album d’esordio, dal titolo omonimo. Una sorta di concept legato al fil-rouge del viaggio, sia interiore, dell’anima che “esteriore”, come percorso fisico, magari lontano dal “limite delle acque sicure” per esplorare nuovi orizzonti. Il tutto si dipana in sei composizioni originali a cui si aggiunge la cover (dal vivo) de “Il giardino del mago” del Banco.
L’album si apre con “Sogno d’oriente” che inizia con echi arabeggianti per poi indirizzarsi in una composizione articolata, ben sostenuta da liriche non banali, aventi per oggetto le ondate migratorie alla disperata ricerca di una vita migliore malgrado rischi di ogni genere. Di grande raffinatezza gli interventi al piano e ai synth di Antonello Giovannelli, molto “sanguigno” il guitar-solo di Luca Trabanelli, ricca di fantasia la sezione ritmica offerta dal duo Francesco Gigante (basso) e Paolo Bolognesi (batteria) e sempre ben congegnati gli interventi del flauto di Ambra Bianchi. A chiudere il cerchio la buona performance vocale di Andrea Chendi. I “numi tutelari” sono ben noti (i già citati Banco e PFM in primis), ma la sensibilità è tutta L.A.S.
Una commovente introduzione di piano schiude le porte a “Terra straniera”. Rilevante, pure qui, il contributo del flauto e di grande valore l’interazione vocale tra Ambra Bianchi e Andrea Chendi. Una garanzia l’assolo grintoso dell’elettrica di Trabanelli. “Il respiro dell’anima”, con un atipico inizio funkeggiante, sfiora territori heavy ma non mancano, nella seconda parte, sprazzi di intenso lirismo e di grandi melodie. “Antico mare” (le liriche narrano delle civiltà dell’Antica Grecia dove l’Oriente incontra l’Occidente) “profuma” di Orme, soprattutto nell’aspetto testuale e melodico, per poi sciogliersi in una ritmica nervosa e avvolgente. Sfiora gli 11 minuti “Fiamme intorno” che si sviluppa tra momenti sinfonici ed altri più intimistici, con eguale sapienza. Di grande pregio la lunga coda strumentale con le tastiere che impazzano, dai synth all’organo accompagnati da una ritmica decisamente robusta. Coraggiosa e ben personalizzata (l’intro affidata all’arpa di Ambra Bianchi, ad esempio) la monumentale “Il giardino del mago”, doveroso omaggio alla stagione più feconda della musica italiana.
La chiusura è affidata ai due minuti della delicata e deliziosa “Ti salverà” che mette il punto esclamativo ad un album d’esordio davvero di grande valore che ha il notevole (e non scontato) pregio di fondere il “vecchio” con il “nuovo” con risultati veramente rimarchevoli.



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Valentino Butti

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