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IFSOUNDS |
MMXX |
Melodic Revolution Records |
2023 |
ITA |
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Avevo, colpevolmente, perso un po’ di vista gli Ifsounds (è comunque veramente difficile seguire le numerosissime uscite discografiche italiane, e non solo, che ogni anno “inondano” il piccolo mercato prog) essendo rimasto all’ascolto di “Reset”, pubblicato nel 2015. A quest’album aveva fatto seguito “An gorta mór” nel 2018, che, ascoltato per l’occasione, mostrava il solito crogiuolo di atmosfere diverse, dal metal alla psichedelia, dal folk alla… lirica. Eccoci arrivati, ora, a questo “MMXX” che esce per l’etichetta americana Melodic Revolution Records, a dimostrazione che la band è riuscita a costruirsi una certa reputazione anche all’estero. A guidare il gruppo sempre Dario Lastella (chitarra, basso, synth e voce) con i confermati Runal alla voce e Lino Mesina alla batteria. Le new entry sono la cantante Ilaria Carducci, il bassista Italo Miscione, il tastierista Lino Giugliano con, in aggiunta, i quattro vocalist a cui è affidata la suite che dà il titolo all’album e cioè Giovanni Liberatore, Mariano Gramegna, Nadezhda Chalykh e Claudio Lapenna (pure al pianoforte in un altro pezzo). È proprio la title- track ad aprire il cd. Composizione splendida, con i cori polifonici perfettamente inseriti nel contesto rock, che rimane comunque la fonte creativa primaria del gruppo. In particolare, si staglia la magnifica voce di Ilaria Carducci, vera sorpresa positiva di questa nuova incarnazione della band. Notevoli gli assoli di chitarra di Lastella sempre incisivi e melodici e pregevole pure l’inserto, tra space ed elettronica, quasi di “eloyana” memoria o, ancora, lo sprazzo jazz-rock appena dopo. Un pot- pourri davvero ben concepito ed eseguito. Come spesso accade negli album degli Ifsounds, brani cantati in italiano si alternano ad altri con liriche in inglese. È il caso di “The collector”, brano più diretto, rock inizialmente, più “intimo” in chiusura. “Stendhal syndrome”, anch’esso cantato in inglese, è un frizzate rock con un piacevole ritornello, quasi di “consumo” radiofonico, se non fosse per il “solo” di synth e per un bel “riffone” di chitarra elettrica. Più soft la seguente “Kandinsky’s sky” con un ficcante intervento di Lastella, ben sorretto dalla sezione ritmica a conferire un bel punch al brano. Con lo strumentale “MMXXII”, la band torna ad osare: un prezioso jazz-rock che evidenzia la fantasia e le qualità musicali dei ragazzi molisani. Un lavoro, questo “MMXX”, nato durante il periodo più acuto della pandemia, che ha senz’altro spronato i protagonisti a dare il meglio di loro stessi. Tutto ciò si è concretizzato nella suite iniziale e nell’ultima traccia, davvero di eccellente fattura. Mi piacerebbe, da appassionato ascoltatore, che proprio da qui, Lastella e soci ripartissero in futuro. È altresì vero, come giusto che sia, che agli artisti non si comanda. Vedremo in futuro che direzione seguirà la band, certi che non ci deluderà.
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Valentino Butti
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